lunedì 11 agosto 2014

Ulula con gli Husky!


Inizio 

8 giugno 2011

Capitolo 08 di 13


Attraversammo il letto del fiume ghiacciato e innevato, parcheggiammo le motoslitte e fermammo i motori.

Il rombo lentamente si affievoliva nelle orecchie facendo spazio al silenzio irreale dell'ambiente.

Subito dopo realizzai che in sottofondo c'era una consistente quantità di ululati che riempivano l'aria.

Non erano prodotti in sequenza lunga e solitaria come quando immaginiamo un coyote in un deserto che ulula alla Luna, ma erano piuttosto rapidi, tanti e, se non nervosi, sicuramente impazienti.

Presi atto che il nome assegnato al luogo della nostra meta, "Fattoria degli Husky" non poteva essere più appropriato.

Avendoci sentiti arrivare da lontano i cani si erano messi ad abbaiare e ululare perché immaginavano cosa sarebbe successo da lì a poco.

Gli accompagnatori intanto presero atto che, nonostante fossimo infreddoliti, stavamo bene.

Qualche commento a "caldo" fra di noi sull'esperienza e poi ci incamminammo per risalire a piedi l'argine del fiume.

Un paio di centinaia di metri e arrivammo alla sorgente del filo di fumo che avevamo visto in lontananza.

Usciva dal camino di una fattoria dentro la quale una stufa a legna scaldava il tè ed il caffè che poco dopo ci vennero offerti insieme a biscotti e dolci vari.

Ci fu il tempo per accomodarci sulle panche disposte a cerchio attorno alla stufa per scaldarci un po' e dopo mezz'ora circa, abbastanza rifocillati, fummo nuovamente pronti per affrontare i 25 gradi sottozero dell'ambiente esterno.

Una volta usciti, i cani ripresero a farsi sentire con vigore e fummo accompagnati a vedere dove venivano tenuti.

Non sono un intenditore di cani e devo dire che in un primo momento fui dispiaciuto vedere questi animali magri, piuttosto piccoli di taglia.


Non erano tutti di razza Husky, ma visivamente in comune avevano le dimensioni.


Ciascuno viveva a pochi metri dagli altri, vincolato ad una catena che impediva di allontanarsi più di tanto dalla propria cuccia.

Questa era costruita in legno, sollevata da terra e conteneva anche della paglia per mantenere meglio l'isolamento termico.

L'apertura mi sembrava particolarmente stretta, ma poi ci fu spiegato che le dimensioni erano ottimizzate per il migliore comfort, un compromesso tra necessità di spazio e di mantenimento del calore.


Ci fu detto che i cani potevano anche stare fuori dal giaciglio a loro piacere e infatti poco più avanti vidi alcuni animali seduti all'esterno, sulla neve, perfettamente a loro agio nonostante la temperatura estremamente rigida, fieri, impettiti e con gli occhi vispi.


Mi venne da sorridere quando mi ricordai dell'Husky che mia sorella aveva in Romagna, ben pasciuto, che apprezzava piadina, tortelli e lasagne casalinghe, con la paura del buio e che in inverno dormiva in casa perché fuori soffriva il freddo, eheh sicuramente un'altra categoria.

Qualcuno chiese se quegli animali erano in grado di trainare una slitta e il proprietario ci rispose non solo affermativamente, ma anche che quelli che stavamo osservando erano dei corridori.

Cani allevati allo scopo di fare competizione nel traino delle slitte, allenati a percorrere fino ad alcune decine di chilometri al giorno, la loro alimentazione era estremamente curata, così come la salute e l'allenamento che doveva essere mantenuto quotidianamente, proprio come un atleta che si prepara per competere in una disciplina sportiva.

Quando fui a conoscenza di tutti questi particolari quel senso di tristezza e di pena che avevo provato un po' all'inizio sparì, però ora si trattava di passare dalla teoria alla pratica e di vedere sul campo il comportamento di questi Husky atletici. 




Continua.
 

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