lunedì 11 agosto 2014

Sì, viaggiare

19 maggio 2011

Concedetemi un intermezzo prima di tornare col pensiero e con il racconto a Rovaniemi.
Questa mattina ascoltavo per radio "Sì viaggiare" di Lucio Battisti e mi si è riaperto un mondo.
La motocicletta mi è sempre piaciuta.
I miei mi comprarono un motorino usato quando avevo 15 anni come regalo di promozione: un Dingo Guzzi a 3 marce, fu ... amore a prima vista e adesso che ne ho 56 non ho ancora smesso l'entusiasmo per la motocicletta.
Se parlassi delle mie avventure motociclistiche potrei scrivere un'esagerazione, ma l'obiettivo di questo post è una riflessione su quanto siano cambiati i veicoli in 40 anni e un po' di "Amarcord", col sorriso sulle labbra e senza nostalgia.
L'efficienza dei motori, la fumosità, la sicurezza e tutti i derivati elettronici.
Nel 1977 Lucio Battisti cantava "Sì viaggiare", una canzone che ancora adesso sento sulla pelle, insomma un po' mi appartiene.
La musica è piacevole da ascoltare ancora oggi, ma il testo è diventato quasi una foto storica.
La frase: "Quel gran genio del mio amico... con il cacciavite in mano fa miracoli" racchiude tutto un mondo, fatto di manomissioni del motore di tarature, di riparazioni tipicamente di catene, fili dei freni, acceleratore e frizione, lampade, pulizia del carburatore e candele.
Oggi è molto diverso, i veicoli sono estremamente più affidabili, l'elettronica si è inserita ovunque e con il cacciavite non si può fare praticamente più nulla.
"Ti regolerebbe il minimo, alzandolo un po'".
Altro che cacciavite per alzare il minimo, l'accensione elettronica , che per fortuna esiste, gestisce in autonomia il rapporto stechiometrico tra aria e benzina, indipendentemente dalla temperatura dell'aria, dal tipo di carburante e dall'altezza alla quale si trova il veicolo, rendendo inutile anche lo starter...fantastico!
L'ultima volta che ho portato la moto dal concessionario per un tagliando, il manutentore ha estratto un connettore dalla fiancata del veicolo, l'ha collegato ad un computer apposito che teneva in mano e digitando dei tasti alzava o abbassava il minimo, cambiava la percentuale di miscela aria/benzina e via dicendo, sembrava un videogioco.
Una cosa che invece è rimasta è "dolcemente viaggiare.. con un ritmo fluente di vita nel cuore".
Quello sì, viaggiare mi è sempre piaciuto, penso che lo si capisca facilmente leggendo qualcosa nel mio blog e, tornando al ragazzino di 15 anni che ero, ricordo che vissi il motorino non come un veicolo per farmi ammirare o per fare mattane, ma soprattutto come un mezzo per scoprire il mondo che stava attorno a me, un'estensione delle mie gambe.
"Con le mani sporche d'olio... e potresti ripartire, non volare, ma viaggiare".
Quella volta che avevo circa 18 anni e da Milano andai in ciclomotore a Pietra Ligure a trovare un amico.
Pochi giorni dopo ripartii per casa, ma lungo la via Aurelia grippai il motore, sottolineo grippai.
I meccanici erano chiusi perché era domenica, i treni in sciopero e allora mi misi su un marciapiedi, estrassi dallo zaino i ferri che portavo sempre con me (chiavi fisse, cacciaviti, pinze, fil di ferro, puntine, candele...) smontai la testa del motorino, constatai che le fasce elastiche si erano rotte e incastrate tra pistone e cilindro.
A colpi di martello (una chiave Cromo/Vanadio del 22 usata allo scopo, eheh) liberai il pistone, tolsi i frammenti di fasce elastiche, rimontai il pistone anche se rigato nel cilindro e, dopo aver richiuso, tentai di mettere in moto il veicolo pur conscio che la compressione era compromessa.
Volli crederci e comunque il motorino si avviò e, anche se non teneva più il minimo, raggiungeva i 40 all'ora seppur molto lentamente.
Non mi dilungo a raccontare la fatica che feci a superare il Passo dei Giovi in quelle condizioni, ma vi garantisco che riuscii portare il mio Dingo fino a casa... che avventura, eheh
Sììììì, viaggiare!!!

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