19 maggio 2011
Concedetemi un intermezzo prima di tornare col pensiero e con il
racconto a Rovaniemi.
Questa mattina ascoltavo per radio "Sì viaggiare" di
Lucio Battisti e mi si è riaperto un mondo.
La motocicletta mi è sempre piaciuta.
I miei mi comprarono un motorino usato quando avevo 15 anni come
regalo di promozione: un Dingo Guzzi a 3 marce, fu ... amore a prima vista e
adesso che ne ho 56 non ho ancora smesso l'entusiasmo per la motocicletta.
Se parlassi delle mie avventure motociclistiche potrei scrivere
un'esagerazione, ma l'obiettivo di questo post è una riflessione su quanto
siano cambiati i veicoli in 40 anni e un po' di "Amarcord", col
sorriso sulle labbra e senza nostalgia.
L'efficienza dei motori, la fumosità, la sicurezza e tutti i
derivati elettronici.
Nel 1977 Lucio Battisti cantava "Sì viaggiare",
una canzone che ancora adesso sento sulla pelle, insomma un po' mi appartiene.
La musica è piacevole da ascoltare ancora oggi, ma il testo è
diventato quasi una foto storica.
La frase: "Quel gran genio del mio amico... con il
cacciavite in mano fa miracoli" racchiude tutto un mondo, fatto di
manomissioni del motore di tarature, di riparazioni tipicamente di catene, fili
dei freni, acceleratore e frizione, lampade, pulizia del carburatore e candele.
Oggi è molto diverso, i veicoli sono estremamente più
affidabili, l'elettronica si è inserita ovunque e con il cacciavite non si può
fare praticamente più nulla.
"Ti regolerebbe il minimo, alzandolo un po'".
Altro che cacciavite per alzare il minimo, l'accensione
elettronica , che per fortuna esiste, gestisce in autonomia il rapporto
stechiometrico tra aria e benzina, indipendentemente dalla temperatura
dell'aria, dal tipo di carburante e dall'altezza alla quale si trova il
veicolo, rendendo inutile anche lo starter...fantastico!
L'ultima volta che ho portato la moto dal concessionario
per un tagliando, il manutentore ha estratto un connettore dalla fiancata del
veicolo, l'ha collegato ad un computer apposito che teneva in mano e digitando
dei tasti alzava o abbassava il minimo, cambiava la percentuale di miscela
aria/benzina e via dicendo, sembrava un videogioco.
Una cosa che invece è rimasta è "dolcemente viaggiare..
con un ritmo fluente di vita nel cuore".
Quello sì, viaggiare mi è sempre piaciuto, penso che lo si
capisca facilmente leggendo qualcosa nel mio blog e, tornando al ragazzino di
15 anni che ero, ricordo che vissi il motorino non come un veicolo per farmi
ammirare o per fare mattane, ma soprattutto come un mezzo per scoprire il mondo
che stava attorno a me, un'estensione delle mie gambe.
"Con le mani sporche d'olio... e potresti ripartire, non
volare, ma viaggiare".
Quella volta che avevo circa 18 anni e da Milano andai in
ciclomotore a Pietra Ligure a trovare un amico.
Pochi giorni dopo ripartii per casa, ma lungo la via Aurelia
grippai il motore, sottolineo grippai.
I meccanici erano chiusi perché era domenica, i treni in
sciopero e allora mi misi su un marciapiedi, estrassi dallo zaino i ferri che
portavo sempre con me (chiavi fisse, cacciaviti, pinze, fil di ferro, puntine,
candele...) smontai la testa del motorino, constatai che le fasce elastiche si
erano rotte e incastrate tra pistone e cilindro.
A colpi di martello (una chiave Cromo/Vanadio del 22 usata allo
scopo, eheh) liberai il pistone, tolsi i frammenti di fasce elastiche, rimontai
il pistone anche se rigato nel cilindro e, dopo aver richiuso, tentai di
mettere in moto il veicolo pur conscio che la compressione era compromessa.
Volli crederci e comunque il motorino si avviò e, anche se non
teneva più il minimo, raggiungeva i 40 all'ora seppur molto lentamente.
Non mi dilungo a raccontare la fatica che feci a superare il
Passo dei Giovi in quelle condizioni, ma vi garantisco che riuscii portare il
mio Dingo fino a casa... che avventura, eheh
Sììììì, viaggiare!!!
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