venerdì 8 agosto 2014

Rovaniemi - L'impatto climatico



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28 gennaio 2011


#02 di 13

L'aereo sta toccando la pista e viene spontaneo chiederti se troverà il suolo o il ghiaccio e con quali conseguenze.
I passeggeri ammutoliscono perché probabilmente tutti stiamo pensando alla stessa cosa.
La risposta arriva parzialmente ed istantaneamente: il velivolo appoggia le ruote, comincia a frenare, c'è una leggera scivolata, una piccola sbandata e poi si stabilizza, tutto ok.
Guardo fuori  anche se è buio, vedo che la pista è lastricata e senza neve, mentre subito al di là e appena l'aereo si porta sulla bretella che lo conduce al terminal, il manto nevoso balza agli occhi.
Successivamente verrò a conoscenza del fatto che la pista di decollo e atterraggio è opportunamente riscaldata.
L'ambiente aeroportuale è familiare, quasi casalingo ma efficiente; sembra così lontana la possibilità del rischio terrorismo qui.
Non vedo l'ora di uscire dall'aeroporto per entrare in contatto con l'aria di Rovaniemi.
Il comandante dell'aeroplano ci aveva preannunciato -17 gradi e sono curioso di vedere quanto possano "funzionare" gli indumenti che indosso.
Eccomi fuori, un pullman ci aspetta e mentre vengono caricati i bagagli ho il tempo per qualche scatto.



Devo togliere i guanti.

Primo istante: niente di che, due minuti dopo ho le mani ghiacciate.
E' incredibile, sembra di essere dentro un freezer.


Si arriva in albergo, una sistemata e prima di cena c'è già il tempo di andare in un negozio specializzato che fornisce abbigliamento "tecnico" e termico da usare durante il soggiorno.

Bastano poche centinaia di metri a piedi con i nostri indumenti per capire che avremmo potuto resistere al freddo solo  un' ora o due, figuriamoci andare in giro o fare escursioni.
Una volta usciti siamo "armati" di tuta termica con cappuccio, guanti a manopola e soprattutto stivaletti termici con suola dotata di particolare "grip" per non scivolare sul ghiaccio, più relativi calzettoni in lana tubolari.
Ci è stato consigliato (caldamente, è proprio il caso di dirlo) di vestirci a cipolla, cioè a strati per potersi adeguare con relativa facilità alla temperatura interna o esterna a seconda della necessità.
Nel frattempo abbiamo riposto i nostri giubbotti in apposite borse che il negozio ci ha consegnato e che portiamo con noi fino all'albergo.
Quasi quasi c'è il rischio di sudare, ma tutto sembra un gioco, anche l'ingresso nella calda camera dell'hotel, il doverci rispogliare e rivestire con altri indumenti per andare a cena.
Eccoci in sala ristorante, ci sono delle minestre di verdure con la panna, intriganti, salmone a gogò, carne varia, patate, legumi, torte e dolci del tipo che basta fissarli intensamente per acquisire calorie e peso, però lì fuori, in strada nel freezer, si bruciano energie molto in fretta ... e allora buon appetito!


Continua.




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