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30 settembre 2011
Capitolo 12 di 13
Terminata la gita con le motoslitte e dopo aver vissuto alcune ore alla temperatura di 25 gradi sottozero, riconsegnammo parte dell'attrezzatura di vestiario, casco compreso, e rientrammo in albergo.
La cosa che in quel momento si desiderava di più non era un letto su cui riposare un'ora prima della cena, ma percepire del calore.
Poiché eravamo in Finlandia, in albergo non poteva certamente mancare la sauna.
La sauna è una pratica diffusissima in Finlandia al punto che c'è una sauna ogni due abitanti.
Detto e fatto, in pochi minuti il mio vestiario era passato da tute termiche, doppi guanti, sciarpa, gilet ad un semplice costume da bagno.
Entrai nel locale adibito allo scopo e superato lo spogliatoio aprii la porta di legno.
Luce tenue, presenti alcune persone, il caldo era intenso, ma all'inizio non particolarmente fastidioso o intollerabile, salii una scaletta e mi accomodai su una panca anch'essa di legno.
Dietro di me un termometro misurava la temperatura: 83 gradi, un'esagerazione.
Mi fece sorridere il pensiero che un paio d'ore prima stavo vivendo le mie esperienze ad una temperatura minore più di 100 gradi di questa, sembrava una cosa impossibile, assurda.
La sauna finlandese è detta anche sauna secca perché nonostante la temperatura dell'aria sia tenuta molto alta, l'umidità invece è molto ridotta.
Questo microclima permette di sudare moltissimo espellendo molte tossine che si accumulano a fior di pelle e alla fine di questa usanza ci si rinfresca con acqua fredda per ridurre la quantità di calore accumulato e per far reagire i vasi sanguinei.
Non ci sono molte controindicazioni, varici e problemi cardiocircolatori a parte, purché si rispetti il tempo di permanenza consigliato che è di circa una ventina di minuti.
Durante questo tempo si sta seduti tranquillamente e la gente conversa, non era il mio caso perché insieme a me c'erano solo russi, tuttavia ci fu modo di scambiare qualche parola in inglese sulla rispettiva provenienza e su come si stava in albergo.
Intanto qualcuno usciva, qualcun altro entrava e notavo che ad ogni accesso la persona attingeva un mestolo d'acqua preso da un paiolo situato all'ingresso.
L'acqua veniva versata sulle pietre rese arroventate da una stufa elettrica che forniva il calore, strideva ed evaporava quasi istantaneamente.
Il senso di questa manovra è che in questo modo aumenta l'umidità nell'aria e di conseguenza anche la sensazione di calore percepito.
Verificai di persona che un abbondante versamento mi provocava bruciore alle narici e agli occhi proprio a causa dell'aumento di temperatura percepita e questo effetto si attenuava man mano che passavano i secondi mentre l'umidità si spandeva in modo omogeneo nell'aria.
Mi consolai parzialmente quando notai che anche gli altri frequentatori mostravano lo stesso disagio e così resistetti.
Tra un'asciugata di sudore e l'altra il tempo trascorse in fretta finché, dopo mezz'ora, ritenni di essere "cotto " a puntino.
Per terminare correttamente il rituale c'erano due alternative: la doccia fredda o la piscina.
Visto che oltretutto mi piace nuotare, scelsi la seconda.
Un'andata e ritorno in una vasca d'acqua piuttosto fredda, poi uscii.
Mi sentivo già meglio, molto più tonico e ebbi anche la sensazione che mi fosse passata la stanchezza, ma a discapito della fame.
L'ora di cena intanto era arrivata e non ci fu cosa migliore che sedere a tavola, mangiare e scambiarsi le impressioni su una giornata che fu storica.
Continua.
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