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5 luglio 2010
# 28
L'aria
non era molto calda ma il sole di luglio poco prima di mezzogiorno non era
certo tenero.
Giunti
in un parcheggio a Point Cabrillo non si vedeva il faro, ma un cartello
indicava chiaramente che bisognava lasciare lì la macchina e proseguire a piedi
eccezion fatta per gli operatori.
Il
percorso verso il faro ed il mare era un rettilineo di quasi un chilometro
senza ombra in leggera discesa.
Ci incamminammo lungo la strada ma il cammino fu alleggerito dai tanti cartelli
collocati sul ciglio, destinati soprattutto ai bambini, che raccontavano cosa
avevano in comune le balene con gli umani o spiegavano il percorso delle loro
migrazioni.
Dopo
una decina di minuti raggiungemmo il faro la cui lampada accesa ci aveva già
garantito che l'avremmo trovato aperto.
L'ambiente
esterno, seppur molto simile a quello di Point Arena, era comunque diverso
perché le scogliere erano meno scoscese ma più aspre e su qualche scoglio non
vicinissimo alla riva si potevano vedere stormi di cormorani.
La
mia attenzione fu anche attirata da una famiglia di gabbiani costituita da due
gabbiani adulti e tre piccoli.
Questi ultimi saltellavano sullo scoglio ricoperto di fiori e vegetazione ed
erano sempre a bocca aperta in attesa che qualcuno si decidesse di dare loro
del cibo.
Non
mi era mai capitato di vedere dal vivo queste scene ma solo attraverso la
televisione che, pur documentando fedelmente la realtà, non è mai come vivere
le situazioni in modo diretto.
All'interno
della costruzione che conteneva il faro c'era allestito un piccolo museo
dislocato in qualche locale.
Era
uno spaccato di vita dei primi anni del 1900, degli oggetti che erano in uso in
quel periodo.
Fra
gli altri erano visibili un vecchio telefono, una cucina economica a legna, uno
strizzatoio (non esistevano ancora le lavatrici con la centrifuga), un
giradischi a manovella.
Un
sacco di cose interessanti che, pur situate a 10.000 km di distanza, ti
facevano sentire a casa o meglio a casa dei nonni.
Trovandoci
comunque all'interno di un faro c'era anche una lampada elettrica, proprio
quella che dava la luce alla lanterna e poi, chiuso in una bacheca, era
visibile un frammento di fanone della balena, quello con cui il mammifero
filtra l'acqua per trattenere le sostanze nutrienti come il Krill.
Terminata
la visita uscimmo sicuri di esserci arricchiti di nuove esperienze e ancora una
volta ammirammo quell'ambiente così singolare.
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