giovedì 7 agosto 2014

Point Cabrillo


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5 luglio 2010

# 28

L'aria non era molto calda ma il sole di luglio poco prima di mezzogiorno non era certo tenero.
Giunti in un parcheggio a Point Cabrillo non si vedeva il faro, ma un cartello indicava chiaramente che bisognava lasciare lì la macchina e proseguire a piedi eccezion fatta per gli operatori.
Il percorso verso il faro ed il mare era un rettilineo di quasi un chilometro senza ombra in leggera discesa.
Ci incamminammo lungo la strada ma il cammino fu alleggerito dai tanti cartelli collocati sul ciglio, destinati soprattutto ai bambini, che raccontavano cosa avevano in comune le balene con gli umani o spiegavano il percorso delle loro migrazioni.
Dopo una decina di minuti raggiungemmo il faro la cui lampada accesa ci aveva già garantito che l'avremmo trovato aperto.
L'ambiente esterno, seppur molto simile a quello di Point Arena, era comunque diverso perché le scogliere erano meno scoscese ma più aspre e su qualche scoglio non vicinissimo alla riva si potevano vedere stormi di cormorani.
La mia attenzione fu anche attirata da una famiglia di gabbiani costituita da due gabbiani adulti e tre piccoli.
Questi ultimi saltellavano sullo scoglio ricoperto di fiori e vegetazione ed erano sempre a bocca aperta in attesa che qualcuno si decidesse di dare loro del cibo.
Non mi era mai capitato di vedere dal vivo queste scene ma solo attraverso la televisione che, pur documentando fedelmente la realtà, non è mai come vivere le situazioni in modo diretto.
All'interno della costruzione che conteneva il faro c'era allestito un piccolo museo dislocato in qualche locale.
Era uno spaccato di vita dei primi anni del 1900, degli oggetti che erano in uso in quel periodo.
Fra gli altri erano visibili un vecchio telefono, una cucina economica a legna, uno strizzatoio (non esistevano ancora le lavatrici con la centrifuga), un giradischi a manovella.
Un sacco di cose interessanti che, pur situate a 10.000 km di distanza, ti facevano sentire a casa o meglio a casa dei nonni.
Trovandoci comunque all'interno di un faro c'era anche una lampada elettrica, proprio quella che dava la luce alla lanterna e poi, chiuso in una bacheca, era visibile un frammento di fanone della balena, quello con cui il mammifero filtra l'acqua per trattenere le sostanze nutrienti come il Krill.
Terminata la visita uscimmo sicuri di esserci arricchiti di nuove esperienze e ancora una volta ammirammo quell'ambiente così singolare.







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