6 dicembre 2010
Tra i
mercatini natalizi esistenti un po' ovunque, in questo periodo anche
Milano mette in mostra le proprie bancarelle alla fiera di Sant'Ambrogio, detta
anche degli Oh Bej Oh Bej.
Si
tratta di una fiera tradizionale che risale alla fine del tredicesimo secolo in
onore di Ambrogio, diventato poi Santo Patrono della città.
Poiché
la ricorrenza del Santo avviene il 7 dicembre, questa fiera ha assunto ben
presto anche la connotazione di un evento prenatalizio dove milanesi e no
curiosano fra la merce esposta.
Dal
2006 la sede dell'esposizione non è più quella classica adiacente alla Basilica
di Sant'Ambrogio, ma è stata spostata attorno al Castello Sforzesco per motivi
di spazio.
Ieri,
infischiandomi di una giornata grigia e fredda che preludeva alla neve, ho
deciso di fare una passeggiata girando un po' per le 400 bancarelle,
organizzate sotto altrettanti gazebi bianchi disposti su due file.
Le
merci erano di tutti i tipi possibili: c'era il classico venditore di
"Firun", termine brianzolo che indica la collana di castagne lesse.
Si
tratta di castagne lessate, cucite fra di loro tramite ago da calzolaio e spago
disposte su quattro file.
Naturalmente
andavano forte anche le caldarroste.
I venditori di dolciumi avevano un grande successo, sia che esponessero
prodotti tipici della pasticceria lombarda, napoletana o siciliana.
Saltando
da un chiosco all'altro sono passato rapidamente dall'antiquariato,
all'abbigliamento, ai libri usati, ai vecchi dischi in vinile, agli oggetti in
ferro battuto, a quelli in legno, ai quadri, ai fiori freschi o essiccati, agli
intagliatori di frutta e all'artigianato in generale.
Nel
frattempo, come da tradizione, ha iniziato a piovigginare misto a neve, ma mi
sono detto:" Non saranno mica quattro gocce o fiocchi a fermarmi" e
così ho proseguito il mio tour senza l'ombrello, ma con la macchina fotografica
fra le mani.
Un
giro veloce alla Rinascente (troppa ressa), poi in Duomo e quindi di nuovo al
Castello.
Nel frattempo era diventato buio e davanti a questa costruzione si era fermata
molta gente.
Mentre
nell'aria si diffondeva una melodia, sulla facciata del Castello migliaia di
piccole lampadine creavano con la luce l'immagine di una tastiera di pianoforte
che seguiva la musica.
Voltandomi
indietro, oltre la fontana di largo Cairoli vedevo via Dante anch'essa illuminata
con dei festoni di luce che cambiavano colore.
L'effetto
scenico era bello; persino i fiocchi bagnati che scendevano tra i lampioni e il
suolo bagnato che rifletteva i colori delle luci sembravano fare parte di
questa scenografia così capace di emozionare.
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