venerdì 8 agosto 2014

Riflessi bagnati agli Oh Bej Oh Bej



6 dicembre 2010

Tra i mercatini natalizi esistenti un po' ovunque,  in questo periodo anche Milano mette in mostra le proprie bancarelle alla fiera di Sant'Ambrogio, detta anche degli Oh Bej Oh Bej.
Si tratta di una fiera tradizionale che risale alla fine del tredicesimo secolo in onore di Ambrogio, diventato poi Santo Patrono della città.
Poiché la ricorrenza del Santo avviene il 7 dicembre, questa fiera ha assunto ben presto anche la connotazione di un evento prenatalizio dove milanesi e no curiosano fra la merce esposta.
Dal 2006 la sede dell'esposizione non è più quella classica adiacente alla Basilica di Sant'Ambrogio, ma è stata spostata attorno al Castello Sforzesco per motivi di spazio.
Ieri, infischiandomi di una giornata grigia e fredda che preludeva alla neve, ho deciso di fare una passeggiata girando un po' per le 400 bancarelle, organizzate sotto altrettanti gazebi bianchi disposti su due file.
Le merci erano di tutti i tipi possibili: c'era il classico venditore di "Firun", termine brianzolo che indica la collana di castagne lesse.
Si tratta di castagne lessate, cucite fra di loro tramite ago da calzolaio e spago disposte su quattro file.
Naturalmente andavano forte anche le caldarroste.
I venditori di dolciumi avevano un grande successo, sia che esponessero prodotti tipici della pasticceria lombarda, napoletana o siciliana.
Saltando da un chiosco all'altro sono passato rapidamente dall'antiquariato, all'abbigliamento, ai libri usati, ai vecchi dischi in vinile, agli oggetti in ferro battuto, a quelli in legno, ai quadri, ai fiori freschi o essiccati, agli intagliatori di frutta e all'artigianato in generale.
Nel frattempo, come da tradizione, ha iniziato a piovigginare misto a neve, ma mi sono detto:" Non saranno mica quattro gocce o fiocchi a fermarmi" e così ho proseguito il mio tour senza l'ombrello, ma con la macchina fotografica fra le mani.
Un giro veloce alla Rinascente (troppa ressa), poi in Duomo e quindi di nuovo al Castello.
Nel frattempo era diventato buio e davanti a questa costruzione si era fermata molta gente.
Mentre nell'aria si diffondeva una melodia, sulla facciata del Castello migliaia di piccole lampadine creavano con la luce l'immagine di una tastiera di pianoforte che seguiva la musica.
Voltandomi indietro, oltre la fontana di largo Cairoli vedevo via Dante anch'essa illuminata con dei festoni di luce che cambiavano colore.
L'effetto scenico era bello; persino i fiocchi bagnati che scendevano tra i lampioni e il suolo bagnato che rifletteva i colori delle luci sembravano fare parte di questa scenografia così capace di emozionare.









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