11 novembre 2010
# 01
Un
viaggio che parte da Milano e termina in California, nel caso specifico a Los
Angeles, non è proprio una passeggiata, anche se gli aeroplani moderni sono confortevoli.
Poiché
organizzammo il viaggio con un velivolo della Air-France, il vettore prevedeva
uno scalo a Parigi con un trasbordo su un volo intercontinentale.
Se
l'organizzazione è efficiente, questo non è certo un trauma anche se
l'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, per dimensioni, è in pratica una città
ed è dotato di tapis roulant e di Metrò automatica per non percorrere a piedi
lunghi percorsi.
Un
po' meno piacevoli sono i controlli di sicurezza, soprattutto in direzione
Stati Uniti, necessari per ridurre al minimo il rischio di terrorismo.
I
bagagli, da qualche tempo, devono essere chiusi con lucchetti TSA ( quelli
omologati dall'Agenzia per la Sicurezza dei Trasporti) e i controlli sulle
persone fisiche vengono fatti meticolosamente attraverso rilevatori,
verificando il contenuto del bagaglio a mano, ma anche togliendosi scarpe,
cinture e qualsiasi altro indumento ritenuto a rischio.
La tratta Milano - Parigi dura circa un'ora e mezzo e poi inizia la trasvolata
vera e propria che dura una dozzina di ore per coprire poco meno di 10mila
chilometri complessivi.
Durante
il viaggio vengono serviti i pranzi o le cene e le colazioni, i carrelli con le
bevande sono sempre disponibili insieme a riviste, giornali, film trasmessi in
varie lingue e recentemente anche video-games installati direttamente sullo
schienale del sedile anteriore.
E'
possibile anche vedere la posizione dell'aeromobile con tutti i dati di volo
riportati sullo schermo per mezzo del GPS.
Una
cosa che salta all'occhio in fretta osservando il GPS è la rotta dell'aereo.
Può
sembrare strano che partendo da Milano, a circa 45° e mezzo di latitudine, si
raggiunge Los Angeles (ad una latitudine più a sud dell'isola di Lampedusa)
viaggiando in direzione nord-ovest anziché sud-ovest, (Parigi oltretutto è
proprio sulla rotta) sorvolando quindi parte della Gran Bretagna, dell'Irlanda
e addirittura della Groenlandia, ma questo è il percorso più breve
chilometricamente parlando.
In
gergo si chiama "Rotta Ortodromica" e viene definita come il percorso
più breve che unisce due punti sulla superficie di una sfera (la Terra).
Con
le apparecchiature di geolocalizzazione moderne è di facile applicazione e, a
differenza della Rotta Lossodromica, (quella tipicamente usata dalle navi
quando seguono la bussola per recarsi da un luogo "A" ad un luogo
"B") in alcune situazioni permette un consistente risparmio di
chilometri e quindi di tempo.
Il conseguente trasvolo della Groenlandia, ma anche dell'isola di Baffin e
della baia di Hudson in Canada permette di vedere da 11 km di altezza il
territorio sottostante, selvaggio, aspro, ricco di mare e di terreno ghiacciato
anche nel mese di luglio.
E'
ciò che mi affascina maggiormente durante un volo aereo: vedere il mondo
dall'alto, come osservare una gigantesca carta geografica, ricca di dettagli e
di bellezze naturali, pensare che laggiù, ad una distanza allo stesso tempo
così ridotta ma importante, l'uomo, gli animali e la natura intreccino le
avventure della loro vita.
Per
me naturalmente è anche un'occasione unica per scattare qualche fotografia e
non mi stupisce constatare che, come me, molte altre persone si affacciano agli
oblò del velivolo per fare altrettanto.
In
un modo o nell'altro il tempo passa e finalmente si arriva a destinazione.
Già
si intravvede la città mentre il velivolo si abbassa sempre più.
Per
qualche tratto un aereo di passaggio viaggia in sicurezza al nostro fianco: è
divertente, sembra di vedere un documentario televisivo, ma è la realtà che sto
vivendo.
Finalmente si tocca la pista e l'aeromobile si mette in coda (anche qui:)).
L'essere
arrivati è solo un momento di relax apparente perché seguiranno tutte le
operazioni di sbarco e dogana e con la stanchezza sulle spalle sarà ora
necessario procurarsi una vettura, buttarsi nella mischia e raggiungere
l'albergo: insomma l'avventura è appena incominciata!
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