5 febbraio 2008
Nonostante io viva e lavori a Milano deve ammettere di non
essere un grande utilizzatore dei mezzi pubblici che, in tutta onestà,
funzionano ragionevolmente bene.
Non uso neppure l’auto, ma la moto perchè è più veloce e
soprattutto mi diverte.
Ieri però a causa della pioggia ho lasciato a casa la mia
“Breva” ed ho viaggiato in metrò.
Esco dall’ufficio con il mio ombrello sotto un’acqua
torrenziale e vedo in lontananza arrivare il tram n° 29 che mi conduce al
metrò.
Solo l’attraversamento della strada mi separa dal prendere
al volo il tram e dal risparmio di una decina di minuti di attesa; così do
un’occhiata a sinistra e vedo in lontananza un’auto che sopraggiunge, ma
ritengo di avere il tempo necessario per passare.
Mi butto e quando supero la metà strada vedo davanti a me un
pozzangherone tipo lago.
In una frazione di secondo penso:
“Girargli attorno è impossibile a meno di rischiare di
essere travolto dall’auto e comunque perderei il tram. Ok andiamo avanti.”
Faccio un balzo da saltatore triplo, ma non avendone la
capacità metto un piede in mezzo alla pozzanghera sperando che non sia troppo
fonda.
Errore.
Il piede sposta quei 10 centimetri scarsi
di acqua con un sonoro “splosh” che subito dopo si richiudono all’interno della
mia scarpa e sui pantaloni.
Mentre impreco tra me, salgo al volo gli stretti scalini del
tram chiudendo male l’ombrello e una bacchetta si incastra momentaneamente tra
le porte rallentando il flusso delle persone che stanno entrando sul mezzo.
Estraggo il mio biglietto con banda magnetica dalla tasca e
lo infilo nella macchinetta vidimatrice.
Sì, ma per il verso sbagliato.
Una donna mi soccorre e mi dice:”No, dall’altra parte”.
“Ma qual è l’altra parte?” penso io, le possibilità sono
quattro.
Lo giro a caso e lo inserisco di nuovo.
“Ma no, di là” mi corregge la Pia Donna ormai calata
nei panni del Buon Samaritano.
Intanto, mentre il terzo tentativo è quello fortunato, mi
pare di percepire telepaticamente dei commenti tipo:” Ma da dove viene questo?”
o “Deve essere un alieno”.
Tant’è che mi scuso giustificandomi di non essere un utente
quotidiano.
Mi viene da sorridere perché ripenso ad un mio amico
romagnolo che la scorsa estate mi disse:
” Lo sai, Maurizio, come facciamo noi a distinguere i
milanesi?”
“Immagino dall’accento” rispondo io.
“No, li riconosci perché sono gli unici che corrono anche
quando sono in vacanza!”
Eh già, parole sante.
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