20 luglio 2009
Oggi ricorre il 40° anniversario dallo sbarco sulla Luna.
La corsa alla Luna partì il 25 maggio 1961 con un discorso al Congresso
americano da parte di John F. Kennedy annunciando che entro quel decennio gli
Stati Uniti si sarebbero impegnati a fare arrivare un uomo sulla Luna e
riportarlo sano e salvo sulla Terra.
Trascorse quasi tutto il decennio, ma il 16 luglio 1969 partì la
missione Apollo 11 da Cape Canaveral in Florida (l'attuale J.F. Kennedy Space
Center) il cui modulo di comando "Columbia" ed il modulo lunare
"Eagle" furono spinti da un Booster modello Saturno 5 che aveva
il compito di portare sulla Luna l'equipaggio composto da 3 uomini, Armstrong,
Collins e Aldrin, l'attrezzatura scientifica e tutto ciò che era
necessario per il rientro sulla Terra, da là lontana 384.000 km.
Io, a quell'epoca, ero un ragazzo di 14 anni che aveva appena terminato
con successo la terza media a Pavia. Da lì a pochi mesi mi sarei trasferito a
Milano.
Ero appassionato di cose tecnologiche e scientifiche, ma soprattutto non
perdevo occasione per muovermi in bicicletta.
Sognavo anche il motorino, non per la velocità in sé, ma per la
possibilità di muovermi più velocemente ed avere quindi la possibilità di
andare più lontano per scoprire nuovi orizzonti.
Tutto sommato ero un ragazzo fortunato: vivevo in una famiglia media,
avevo entrambi i genitori, una sorella e 4 nonni vivi.
I due nonni maschi erano anch'essi interessati a questa vicenda che
avrebbe sbarcato l'uomo sul nostro satellite, ma particolarmente il nonno
paterno che, nato a Milano nel 1892, da bambino aveva sentito parlare di due
persone, i fratelli Wright, che erano riusciti addirittura a fare alzare in
volo un oggetto più pesante dell'aria.
Aveva così vissuto fin dall'inizio tutta la storia del volo umano che in
pochi anni aveva fatto progressi inimmaginabili fino a pochi decenni
prima.
Figuriamoci ora che l'ambizione ed il progresso avrebbero portato un
essere umano sulla Luna, addirittura con la possibilità di vedere in diretta
quello che stava accadendo per mezzo della televisione.
Il nonno dal 16 luglio fu un attentissimo ascoltatore dei notiziari che
raccontavano i dettagli dell'avanzamento della missione.
Arrivò il 19 luglio, il giorno prima dello storico allunaggio, ed un
inesorabile infarto lo stroncò.
Al grande dispiacere della sua scomparsa si aggiunse anche la beffa del
Destino che non volle farlo assistere a quell'evento a cui lui teneva
moltissimo.
Cosa accadde il 20 luglio lo sappiamo tutti: è storia recente.
Io rimasi davanti alla TV fino a quando il LEM toccò il suolo e pensai a
mio nonno.
L'unica piccola consolazione che ci rimase fu quella che, nonostante
tutto, egli era sicuro del risultato della missione e "sentiva" già
che Armstrong avrebbe impresso la sua orma sul suolo lunare e che quello
sarebbe stato " un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per
l'Umanità "
Dedicato a mio nonno.
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