mercoledì 16 luglio 2014

Babele 2000




5 giugno 2008

Mi capita di leggere un po’ qui e là nei blog.
Non voglio entrare nel merito dei contenuti, ma nella forma, nel modo di esprimersi per iscritto.
E’ molto attuale  ed anche un po’ modaiolo esprimersi in un linguaggio tipico di frasi abbreviate sullo stile degli SMS con le “X” al posto dei “per” o limitare il più possibile l’uso delle vocali.
Constato però che a volte è difficile comprendere al volo il significato di quanto viene scritto e può essere necessaria una rilettura o più per acquisire la comunicazione.
Insomma l’incomprensione scritta è in agguato.
Estrapolando la situazione immagino che si svilupperanno presto dei nuovi linguaggi paralleli ed esclusivi che renderanno più difficile l’esposizione scritta e verbale soprattutto se e quando gli insegnanti di domani non saranno in grado di usare ed insegnare un linguaggio corretto ed unitario.
Capiamoci: non sono un purista della lingua italiana, ma vedo che quotidianamente le incomprensioni dovute alla comunicazione scritta o verbale sono spesso quelle che generano i fraintendimenti e da qui le contrapposizioni chiuse di opinioni ed estremizzando anche le guerre.
Un esempio concreto?
Pensate solo a quando un traduttore simultaneo ci comunica una frase pronunciata da un politico straniero.
Pur tradotta nel migliore dei modi, vengono perse le sfumature di una battuta, una frase idiomatica inglese non ha necessariamente la stessa valenza della sua omologa in italiano.
Più concretamente ancora: se dico “pirla” ad un mio concittadino milanese sa che intendo dargli dello sciocco, dell’ignorante, del presuntuoso o addirittura del simpaticone a seconda dell’intonazione o del contenuto della frase circostante.
In altre località di Italia può essere considerato semplicemente un insulto e forse mi prendo anche una coltellata!
Insomma: la proprietà di linguaggio è importante, e un po’ di ridondanza nella comunicazione non è solo una pedanteria, ma anche una rifinitura di ciò che stiamo esponendo.
Un piccolo quiz a chi se ne intende: ma come fanno i Cinesi, gli Arabi, Israeliani ed altri a scambiarsi i messaggi soprattutto se contratti?
Attendo risposte.


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