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#22
Il mattino successivo eravamo consapevoli che quello trascorso sarebbe stato l'ultimo giorno in quel luogo così piacevole e non eravamo ancora riusciti a visitare le famose Eagle Falls.
Nel frattempo ci eravamo documentati meglio ed avevamo saputo che si trovavano pochi chilometri a nord rispetto al luogo visitato il primo giorno.
Tracciammo un programma di massima della giornata che consisteva nel percorrere la sponda Ovest del Lago Tahoe fino al Truckee River per costeggiarlo un po' e guardarci intorno.
Saliti in macchina arrivammo presto al bivio che ci aveva condotto casualmente al Fallen Leaf Lake, ma questa volta prendemmo l'altra direzione.
Ben presto la strada incominciò a zigzagare e a salire e ci trovammo rapidamente nell'Emerald Bay State Park sede delle cascate, però proseguimmo sicuri del fatto che ci saremmo fermati al ritorno.
La strada continuava a salire e scendere costeggiando il lago che ci regalava degli scenari unici.
Vedemmo in lontananza alcune persone fare il bagno mentre altri praticavano il windsurf.
Provai un po' di invidia e mi capitò anche quando vidi una comitiva in sella a magnifici cavalli cavalcare lungo i sentieri che costeggiavano le sponde.
Poi arrivammo al Truckee River e lì ci rendemmo conto che
ci sarebbero volute un paio di settimane solo per apprezzare per bene quei
luoghi e viverli in modo ancora più attivo.
Il fiume non era molto largo e la corrente poteva essere veloce come quella di
uno dei nostri fiumi di pianura nonostante i quasi 2000 metri di altitudine.
Qua e là spuntavano delle rocce dal fondo e l'acqua schiumava attorno.Poi trovammo anche dei ragazzi che si divertivano a scendere con canoe e gommoni.
Stavano facendo rafting, ma in quel tratto non c'era pericolo e così lo sport poteva essere praticato da tutti.
Ci fermammo un po' a guardare e constatammo che alla fine del percorso il fiume si allargava creando un piccolo bacino di acque tranquille e lì, sulla riva, l'organizzazione preposta a questa attività riuniva a gruppi i partecipanti e poi per mezzo di auto e camion riportava gli sportivi a monte per far loro compiere la discesa del fiume.
Più tardi percorremmo la strada del ritorno e finalmente ci fermammo nel parco con le cascate che avevamo trovato all'andata.
Parcheggiammo l'auto e scendemmo come sempre con macchina fotografica e videocamera.
La zona era rocciosa ma non fu difficile percorrere i sentieri perché le rocce erano piatte e larghe.
Gli alberi, tutte conifere erano presenti senza essere d'intralcio al passaggio perché la vegetazione non era fitta.
Questo aiutò molto la vista del paesaggio che in quel punto mostrava una profonda insenatura del lago (Emerald Bay) e vicino a riva emergeva l'unica isola del lago (Fannette Island).
Le cascate erano formate da poca acqua che cadeva a piccoli salti nel lago sottostante una cinquantina di metri più sotto.
In qualche punto era anche possibile attraversarle a piedi saltando da una roccia all'altra e, dove formavano delle piccole pozze, era invitante sdraiarsi sulle rocce per berne dei sorsi.
Su alcuni sassi ogni tanto comparivano degli scoiattoli che guardavano gli umani senza permettere loro di avvicinarsi.
Verso monte un sentiero saliva sulla montagna vicina per arrivare chissà dove.
Da quella posizione vedemmo un battello turistico con la ruota poppiera (stile Mississippi) che percorreva l'insenatura e anche qui capimmo che avremmo dovuto avere a disposizione più giorni per provare anche questa emozione.
La passeggiata in questo parco però
fu sufficientemente appagante per cui quando terminammo con molta calma la
visita del luogo non fu traumatico pensare che l'indomani avremmo percorso il
tragitto di circa 350 km che ci avrebbe condotto all'ultima destinazione della
vacanza: Mendocino.