11 luglio 2014
Strano, sei finita in un sogno.
Ancor più strano che io sia riuscito a ricordarlo, forse dipende dal fatto che era l'ultimo sogno del mattino, quello che di solito viene interrotto sul più bello dal suono elettronicamente ingentilito della sveglia, ma pur sempre fastidioso.
Mi alzo perplesso, ma sono deciso a ripercorrerlo tutto con la mente prima che il suo contenuto etereo svanisca definitivamente con l'entrata della luce mentre sollevo le tapparelle.
Non do importanza ai sogni, anche se il desiderio di sapere mi ha spinto spesso a chiedermi sulla loro importanza fisiologica, sul loro significato, e sulla probabile incongruenza rispetto alla realtà, però questa volta la curiosità mi induce a riflettere.
Mi trovo dietro ad una finestra insieme ad altre persone che non conosco direttamente, ma constato che alcuni sono amici virtuali dei quali conosco a malapena i nickname e poco altro.
Oltre la finestra vedo un puzzle di fotografie della tua città che riconosco essere composto da alcuni miei scatti.
I miei occhi scrutano i dettagli fra monumenti e costruzioni, forse a mia insaputa ti ho ripreso anche se è praticamente impossibile.
La sensazione di presenza però si fa più forte e mi indirizza verso una zona al confine basso del fotogramma dove dovrebbe esserci una panca che non trovo.
Insisto, riesco nell'intento e l'immagine si focalizza su una panchina in granito.
Non sono più sorpreso di trovarti seduta lì, ma mi chiedo chi siano tutte quelle persone che vedo in fianco a te, sistemate un po' strette.
Accanto a me un amico grida un nome e un uomo seduto vicino a te gli risponde con un saluto caloroso.
Decido di chiamarti, ma la voce non esce; insisto e ci provo col pensiero.
Il tuo sguardo esprime una reazione di piacevole stupore, ma non sai dove indirizzarlo.
Sono sorpreso del fatto che in qualche modo il collegamento abbia funzionato, ho sempre immaginato che la telepatia fosse fantascienza o, alla peggio, un'invenzione cinematografica.
Mentre mi concentro sulla tua persona cercando un modo di comunicare i miei pensieri e di ricevere i tuoi, noto che chi ti sta a fianco sembra dissolversi, così come coloro che si trovano vicino a me.
In pratica ormai siamo soli, tu percepisci la mia presenza ma non mi vedi, al contrario di me che lentamente riesco mettere a fuoco qualcosa di te.
Non si tratta di una visione in senso fisico, ma colgo svariati tuoi stati d'animo.
Vedo alcune tue gioie, alcune paure e dispiaceri.
Vedo delle ansie, momenti di divertimento e di spensieratezza coesistere con la consapevolezza di scelte poco brillanti e alcuni rimpianti.
La mia mente si muove come uno zoom fotografico in grado di scandagliare sempre più nel profondo, anche se non è la mia volontà a decidere cosa focalizzare.
Un po' mi stupisco quando constato che nell'area dei rimpianti vedo qualcosa della mia persona: sono combattuto tra l'essere lusingato e il dispiacere di averti lasciato quel residuo sentimentale misto, piacevole ma malinconico allo stesso tempo.
Vorrei tentare di aiutarti a mitigare le parti più nostalgiche ed inquiete, ma prendo coscienza del fatto che la mia mente può solo percepire e che non le è permesso modificare nulla.
Il vetro che ci divide è una sorta di barriera, non solo fisica, ma separa due mondi che non possono interagire direttamente, come fosse uno Stargate.
Provo ugualmente ad interagire con il tuo malessere cercando di comunicare e in quel momento il sogno scoppia come una bolla di sapone, finisce tutto istantaneamente e mi risveglio.
Anche se a fin di bene, forse non è stato eticamente corretto provare ad interferire e forse è stato proprio il tentativo di infrangere il divieto a concludere il sogno; oppure è stato un semplice caso?
Incomincio a pensare e come al solito non troverò le risposte che cerco, però: " Strano, sei finita in un sogno..."
Ancor più strano che io sia riuscito a ricordarlo, forse dipende dal fatto che era l'ultimo sogno del mattino, quello che di solito viene interrotto sul più bello dal suono elettronicamente ingentilito della sveglia, ma pur sempre fastidioso.
Mi alzo perplesso, ma sono deciso a ripercorrerlo tutto con la mente prima che il suo contenuto etereo svanisca definitivamente con l'entrata della luce mentre sollevo le tapparelle.
Non do importanza ai sogni, anche se il desiderio di sapere mi ha spinto spesso a chiedermi sulla loro importanza fisiologica, sul loro significato, e sulla probabile incongruenza rispetto alla realtà, però questa volta la curiosità mi induce a riflettere.
Mi trovo dietro ad una finestra insieme ad altre persone che non conosco direttamente, ma constato che alcuni sono amici virtuali dei quali conosco a malapena i nickname e poco altro.
Oltre la finestra vedo un puzzle di fotografie della tua città che riconosco essere composto da alcuni miei scatti.
I miei occhi scrutano i dettagli fra monumenti e costruzioni, forse a mia insaputa ti ho ripreso anche se è praticamente impossibile.
La sensazione di presenza però si fa più forte e mi indirizza verso una zona al confine basso del fotogramma dove dovrebbe esserci una panca che non trovo.
Insisto, riesco nell'intento e l'immagine si focalizza su una panchina in granito.
Non sono più sorpreso di trovarti seduta lì, ma mi chiedo chi siano tutte quelle persone che vedo in fianco a te, sistemate un po' strette.
Accanto a me un amico grida un nome e un uomo seduto vicino a te gli risponde con un saluto caloroso.
Decido di chiamarti, ma la voce non esce; insisto e ci provo col pensiero.
Il tuo sguardo esprime una reazione di piacevole stupore, ma non sai dove indirizzarlo.
Sono sorpreso del fatto che in qualche modo il collegamento abbia funzionato, ho sempre immaginato che la telepatia fosse fantascienza o, alla peggio, un'invenzione cinematografica.
Mentre mi concentro sulla tua persona cercando un modo di comunicare i miei pensieri e di ricevere i tuoi, noto che chi ti sta a fianco sembra dissolversi, così come coloro che si trovano vicino a me.
In pratica ormai siamo soli, tu percepisci la mia presenza ma non mi vedi, al contrario di me che lentamente riesco mettere a fuoco qualcosa di te.
Non si tratta di una visione in senso fisico, ma colgo svariati tuoi stati d'animo.
Vedo alcune tue gioie, alcune paure e dispiaceri.
Vedo delle ansie, momenti di divertimento e di spensieratezza coesistere con la consapevolezza di scelte poco brillanti e alcuni rimpianti.
La mia mente si muove come uno zoom fotografico in grado di scandagliare sempre più nel profondo, anche se non è la mia volontà a decidere cosa focalizzare.
Un po' mi stupisco quando constato che nell'area dei rimpianti vedo qualcosa della mia persona: sono combattuto tra l'essere lusingato e il dispiacere di averti lasciato quel residuo sentimentale misto, piacevole ma malinconico allo stesso tempo.
Vorrei tentare di aiutarti a mitigare le parti più nostalgiche ed inquiete, ma prendo coscienza del fatto che la mia mente può solo percepire e che non le è permesso modificare nulla.
Il vetro che ci divide è una sorta di barriera, non solo fisica, ma separa due mondi che non possono interagire direttamente, come fosse uno Stargate.
Provo ugualmente ad interagire con il tuo malessere cercando di comunicare e in quel momento il sogno scoppia come una bolla di sapone, finisce tutto istantaneamente e mi risveglio.
Anche se a fin di bene, forse non è stato eticamente corretto provare ad interferire e forse è stato proprio il tentativo di infrangere il divieto a concludere il sogno; oppure è stato un semplice caso?
Incomincio a pensare e come al solito non troverò le risposte che cerco, però: " Strano, sei finita in un sogno..."
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