venerdì 5 settembre 2014

Cinquanta



3 novembre 2013

Quella bicicletta nera, un po' scassata con le macchie colorate legata alla rastrelliera.
Nonostante tutti i vostri problemi ti aveva portata in Sardegna.
Viaggi buttati lì, senza turbamenti e timore di nulla.
La nonna che avevi "adottato" ti aspettava, era più in ansia di te.
Tu che ogni volta eri felice di ritrovarla.

Tu, con quella montatura di occhiali nera e con i capelli neri.

Mettevano in risalto la carnagione bianca e quel rosso naturale acceso delle labbra che si aprivano ad ogni bianco sorriso che regalavi frequentemente.
Mai un filo di trucco, non era necessario.

Cinquanta.
La macchinetta del caffè che spesso usavamo.
Luogo un po' complice di scambi di idee e di confidenze.
Le tue piccole stravaganze: carote ad oltranza perché davano colore ambrato alla pelle.
Le posate di acciaio usate come specchio e la conferma che non avevi nulla tra i denti.

Giorgia, la tua compagnia canora preferita mentre con le mani decoravi le ceramiche; "Come Saprei", cantavi e dicevi.
Un Crocifisso troppo piccolo per riempire una parete bianca così ampia, ma tanto grande da confidare in Lui tutti i tuoi tormenti ed i propositi.
La gatta a cui ti dedicavi.
Quel rapporto faticoso che avevi con il denaro per te così apparentemente inutile, ma sicuramente in contrasto con la tua ricchezza d'animo e la generosità.

I problemi connessi ad una malattia che diventa inguaribile, l'ospedale, la visita.
Prenderti la mano, anch'essa ormai scarna, guardandoti negli occhi con il timore che i miei diventassero lucidi.
La conoscenza della situazione e le uniche due consapevoli bugie.
La mia: "Cerca di recuperare le forze in fretta".
La tua: "Ci vediamo presto fuori di qui"
Scambiarci un'ultima volta lo sguardo che racconta quello che le parole non vogliono e non sanno dire.

Cinquanta.
Gli anni che avresti se oggi fossi qui.

Dedicato a Simona


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