3 novembre 2013
Quella
bicicletta nera, un po' scassata con le macchie colorate legata alla
rastrelliera.
Nonostante
tutti i vostri problemi ti aveva portata in Sardegna.
Viaggi
buttati lì, senza turbamenti e timore di nulla.
La nonna che
avevi "adottato" ti aspettava, era più in ansia di te.
Tu che ogni
volta eri felice di ritrovarla.
Tu, con
quella montatura di occhiali nera e con i capelli neri.
Mettevano in risalto la carnagione bianca e quel rosso naturale acceso delle labbra che si aprivano ad ogni bianco sorriso che regalavi frequentemente.
Mettevano in risalto la carnagione bianca e quel rosso naturale acceso delle labbra che si aprivano ad ogni bianco sorriso che regalavi frequentemente.
Mai un filo
di trucco, non era necessario.
Cinquanta.
La
macchinetta del caffè che spesso usavamo.
Luogo un po'
complice di scambi di idee e di confidenze.
Le tue
piccole stravaganze: carote ad oltranza perché davano colore ambrato alla
pelle.
Le posate di
acciaio usate come specchio e la conferma che non avevi nulla tra i denti.
Giorgia, la
tua compagnia canora preferita mentre con le mani decoravi le ceramiche;
"Come Saprei", cantavi e dicevi.
Un Crocifisso
troppo piccolo per riempire una parete bianca così ampia, ma tanto grande da
confidare in Lui tutti i tuoi tormenti ed i propositi.
La gatta a
cui ti dedicavi.
Quel rapporto
faticoso che avevi con il denaro per te così apparentemente inutile, ma
sicuramente in contrasto con la tua ricchezza d'animo e la generosità.
I problemi
connessi ad una malattia che diventa inguaribile, l'ospedale, la visita.
Prenderti la
mano, anch'essa ormai scarna, guardandoti negli occhi con il timore che i miei
diventassero lucidi.
La conoscenza
della situazione e le uniche due consapevoli bugie.
La mia:
"Cerca di recuperare le forze in fretta".
La tua:
"Ci vediamo presto fuori di qui"
Scambiarci
un'ultima volta lo sguardo che racconta quello che le parole non vogliono e non
sanno dire.
Cinquanta.
Gli anni che
avresti se oggi fossi qui.
Dedicato a Simona
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