# 10
Ci alziamo, neanche tanto
di buon mattino, i bagagli sono pronti e mentre facciamo colazione discutiamo
gli ultimi dettagli sul possibile itinerario da seguire: l’intenzione è di
spostarsi verso nord, lungo la costa orientale.
Non avendo prenotato
l’automobile, piuttosto che entrare in un’agenzia cittadina per il noleggio, decidiamo
di andare all’aeroporto, un po’ per una maggiore probabilità di trovarla, ma
anche per evitare il più possibile il traffico di Edimburgo, reso più difficile
da gestire a causa della guida a sinistra.
Bagagli alla mano, usciamo
dall’hotel dispiaciuti di lasciare qualcosa di certo per luoghi e situazioni
nuove ed ignote, ma è una vacanza “fai da te”, senza agenzie, accompagnatori o
organizzazioni che ti pianificano ogni cosa, h 24 comprese le soste per il
bagno, ma è anche questo il bello: vivere sulla propria pelle tutte le
situazioni che incontri.
In ogni caso abbiamo
prenotato ancora questo hotel per l’ultima notte prima del rientro in Italia,
almeno ci resta la certezza che torneremo qui fra qualche giorno.
Il mitico bus “air link
n°100 Express” ci porta all’aeroporto e raggiungiamo gli uffici degli
autonoleggi.
Al primo approccio una
compagnia ci chiede la prenotazione ma, non avendola, ci dicono che non hanno
disponibilità di auto per un paio di
giorni: incominciamo male.
Davanti ad una seconda
compagnia, ci mettiamo in coda dietro due ragazzi italiani con i quali
scambiamo qualche parola; anche loro sono senza prenotazione; poi, mentre
parlano con gli impiegati del noleggio hanno qualche difficoltà di comprensione
dei termini assicurativi e chiedono un nostro aiuto.
Naturalmente anche noi
abbiamo dei vistosi limiti di lingua ma si sa, in 4 si comprende meglio che in
2.
Emerge che per quel giorno
rimangono solo due automobili disponibili, due “500”, una bianca e una gialla.
I ragazzi molto
cortesemente ci chiedono quale desideriamo, ma per noi è ininfluente, basta che
ci sia un’auto.
Firmiamo i contratti, una
stretta di mano, l’augurio di buone vacanze e poi dritti al parcheggio per la
consegna dell’auto; a noi è stata assegnata la gialla, beh sicuramente è
vistosa, non c’è pericolo di “perderla” :-) e
sarà il nostro mezzo di trasporto per una settimana.
Caricati i bagagli, metto
in moto, provo luci e altre cose, sistemo il GPS che mi sono portato da casa
poi, dopo qualche minuto, ci mettiamo in movimento.
Seguendo le indicazioni
usciamo da quel labirinto che sono il parcheggio e le strade attorno
all’aeroporto, finalmente raggiungiamo l’autostrada e puntiamo in direzione
nord.
Con un ponte autostradale
attraversiamo quella grande insenatura marina che è il fiordo del fiume Forth
(Firth of Forth), abbastanza velocemente raggiungiamo la città di Perth, poi
Dundee e Stoneheaven.
Qui ci portiamo a ridosso
del mare perché sappiamo esserci il Castello “Dunottar”, ma siamo immersi nella
nebbia con visibilità di 200-300 metri, anche volendo fermarsi, non si vede
praticamente nulla.
Sembra strano trovare
nebbie così fitte a giugno, ma siamo sul mare del Nord.
La sua l’acqua è poco
profonda e l’aria fredda che proviene dal circolo polare s’incunea sopra questo
bacino posto tra la Gran Bretagna e la penisola scandinava favorendo la scarsa
visibilità.
Ciò nonostante proseguiamo
verso nord raggiungendo Aberdeen.
Vediamo qualcosa della
città, ma il tempo continua ad essere inclemente e temiamo che dovremo rivedere
l’itinerario per non rischiare di trascorrere troppo tempo fra le nebbie.
Confidiamo nel giorno
successivo per prendere una decisione definitiva, ma intanto constatiamo la
difficoltà di trovare alloggi sulla costa.
La stanchezza e la tensione
della guida a sinistra incominciano a farsi notare per cui rinunciamo alla
costa e, carte geografiche alla mano, ci spostiamo nell’entroterra.
La nebbia si trasforma in
nuvole basse, la visibilità migliora, ma il tempo è uggioso.
Questo non impedisce di
apprezzare un primo scorcio di campagna scozzese, con i suoi prati, le sue
colline… e le immancabili pecore.
Quel timore atavico di non
riuscire a trovare un rifugio per la notte, aggravato dalla stanchezza, cerca
di farsi strada nella mente, ma la razionalità e le carte stradali ci
confermano che, anche se apparentemente siamo sperduti nel verde ingrigito
dalle nuvole basse, fra poco raggiungeremo alcuni paesi.
Finalmente uno, Banchory;
spalanchiamo gli occhi e poco dopo un cartello segnala la disponibilità di un
alloggio con la classica scritta “B&B Vacancies”.
Una simpatica donna non più
giovane ci mostra la nostra possibile stanza inserita in una casa molto ben
tenuta e pulita.
Accettiamo e finalmente per
questa sera ce l’abbiamo fatta, anche se con fatica.
Abbiamo percorso circa 250
km e, come primo giorno di guida a sinistra è andata fin troppo bene,
nonostante il rischio di uno scontro frontale, anche se a bassa velocità, ad un
incrocio cieco per colpa mia.
Incominciamo a temere che
sarà una settimana non facile, ma pensiamo che a tavola le cose sembreranno più
semplici.
Ci indicano un
pub-ristorante nelle vicinanze, lo troviamo facilmente e poi fra un boccone e
l’altro rimettiamo in discussione l’itinerario previsto costruendone uno
alternativo.