mercoledì 10 settembre 2014

Itinerando per la Scozia




# 10 

Ci alziamo, neanche tanto di buon mattino, i bagagli sono pronti e mentre facciamo colazione discutiamo gli ultimi dettagli sul possibile itinerario da seguire: l’intenzione è di spostarsi verso nord, lungo la costa orientale.

Non avendo prenotato l’automobile, piuttosto che entrare in un’agenzia cittadina per il noleggio, decidiamo di andare all’aeroporto, un po’ per una maggiore probabilità di trovarla, ma anche per evitare il più possibile il traffico di Edimburgo, reso più difficile da gestire a causa della guida a sinistra.

Bagagli alla mano, usciamo dall’hotel dispiaciuti di lasciare qualcosa di certo per luoghi e situazioni nuove ed ignote, ma è una vacanza “fai da te”, senza agenzie, accompagnatori o organizzazioni che ti pianificano ogni cosa, h 24 comprese le soste per il bagno, ma è anche questo il bello: vivere sulla propria pelle tutte le situazioni che incontri.

In ogni caso abbiamo prenotato ancora questo hotel per l’ultima notte prima del rientro in Italia, almeno ci resta la certezza che torneremo qui fra qualche giorno.
Il mitico bus “air link n°100 Express” ci porta all’aeroporto e raggiungiamo gli uffici degli autonoleggi.

Al primo approccio una compagnia ci chiede la prenotazione ma, non avendola, ci dicono che non hanno disponibilità di auto per  un paio di giorni: incominciamo male.

Davanti ad una seconda compagnia, ci mettiamo in coda dietro due ragazzi italiani con i quali scambiamo qualche parola; anche loro sono senza prenotazione; poi, mentre parlano con gli impiegati del noleggio hanno qualche difficoltà di comprensione dei termini assicurativi e chiedono un nostro aiuto.

Naturalmente anche noi abbiamo dei vistosi limiti di lingua ma si sa, in 4 si comprende meglio che in 2.

Emerge che per quel giorno rimangono solo due automobili disponibili, due “500”, una bianca e una gialla.

I ragazzi molto cortesemente ci chiedono quale desideriamo, ma per noi è ininfluente, basta che ci sia un’auto.

Firmiamo i contratti, una stretta di mano, l’augurio di buone vacanze e poi dritti al parcheggio per la consegna dell’auto; a noi è stata assegnata la gialla, beh sicuramente è vistosa, non c’è pericolo di “perderla” :-) e sarà il nostro mezzo di trasporto per una settimana.



Apro istintivamente la portiera sinistra per mettermi alla guida ma “Ah già, il volante è sull’altro lato”.

Caricati i bagagli, metto in moto, provo luci e altre cose, sistemo il GPS che mi sono portato da casa poi, dopo qualche minuto, ci mettiamo in movimento.

Seguendo le indicazioni usciamo da quel labirinto che sono il parcheggio e le strade attorno all’aeroporto, finalmente raggiungiamo l’autostrada e puntiamo in direzione nord.

Con un ponte autostradale attraversiamo quella grande insenatura marina che è il fiordo del fiume Forth (Firth of Forth), abbastanza velocemente raggiungiamo la città di Perth, poi Dundee e Stoneheaven.

Qui ci portiamo a ridosso del mare perché sappiamo esserci il Castello “Dunottar”, ma siamo immersi nella nebbia con visibilità di 200-300 metri, anche volendo fermarsi, non si vede praticamente nulla.

Sembra strano trovare nebbie così fitte a giugno, ma siamo sul mare del Nord.

La sua l’acqua è poco profonda e l’aria fredda che proviene dal circolo polare s’incunea sopra questo bacino posto tra la Gran Bretagna e la penisola scandinava favorendo la scarsa visibilità.

Ciò nonostante proseguiamo verso nord raggiungendo Aberdeen.

Vediamo qualcosa della città, ma il tempo continua ad essere inclemente e temiamo che dovremo rivedere l’itinerario per non rischiare di trascorrere troppo tempo fra le nebbie.

Confidiamo nel giorno successivo per prendere una decisione definitiva, ma intanto constatiamo la difficoltà di trovare alloggi sulla costa.

La stanchezza e la tensione della guida a sinistra incominciano a farsi notare per cui rinunciamo alla costa e, carte geografiche alla mano, ci spostiamo nell’entroterra.

La nebbia si trasforma in nuvole basse, la visibilità migliora, ma il tempo è uggioso.

Questo non impedisce di apprezzare un primo scorcio di campagna scozzese, con i suoi prati, le sue colline… e le immancabili pecore.




Quel timore atavico di non riuscire a trovare un rifugio per la notte, aggravato dalla stanchezza, cerca di farsi strada nella mente, ma la razionalità e le carte stradali ci confermano che, anche se apparentemente siamo sperduti nel verde ingrigito dalle nuvole basse, fra poco raggiungeremo alcuni paesi.

Finalmente uno, Banchory; spalanchiamo gli occhi e poco dopo un cartello segnala la disponibilità di un alloggio con la classica scritta “B&B Vacancies”.

Una simpatica donna non più giovane ci mostra la nostra possibile stanza inserita in una casa molto ben tenuta e pulita.

Accettiamo e finalmente per questa sera ce l’abbiamo fatta, anche se con fatica.

Abbiamo percorso circa 250 km e, come primo giorno di guida a sinistra è andata fin troppo bene, nonostante il rischio di uno scontro frontale, anche se a bassa velocità, ad un incrocio cieco per colpa mia.

Incominciamo a temere che sarà una settimana non facile, ma pensiamo che a tavola le cose sembreranno più semplici.

Ci indicano un pub-ristorante nelle vicinanze, lo troviamo facilmente e poi fra un boccone e l’altro rimettiamo in discussione l’itinerario previsto costruendone uno alternativo.


 

Dallo Scott Monument a Calton Hill

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29 luglio 2014


# 9

 


Quassù, in cima allo Scott Monument di Edimburgo, lo spazio disponibile non è molto ma, dopo avere osservato con gli occhi e documentato con la fotocamera tutto ciò che sta attorno, siamo soddisfatti di questa visita, perciò incominciamo la discesa.

Le prime rampe di scale fanno davvero paura e ci capita di dover indietreggiare più volte per scendere, poi finalmente giungiamo a terra.

Un attimo di sosta per riguardare dal basso il monumento quindi, pur con l'ombrello in mano, consultiamo la cartina per un nuovo percorso che ci condurrà in George Street.

Ho già descritto qualcosa di questa zona della città edificata in epoca georgiana, ma volevo aggiungere che la parte centrale della "New Town" si presenta come un rettangolo formato da 4 strade famose e parallele fra loro che fanno da cornice ad una quinta, situata al centro, intitolata appunto a Re Giorgio III°, Re di Gran Bretagna e d'Irlanda.

Come "ala" a George Street ci sono Rose St. e Thistle Street; non è certo un caso perché la Rosa è il fiore nazionale inglese ed il Thistle (ovvero il Cardo) è l'equivalente scozzese.

Sui lati più esterni poi troviamo la Queen St. a nord e la Princes St. a sud che abbiamo appena percorso.

Questo quartiere è insieme il salotto elegante ed informale di Edimburgo, il luogo dove è possibile trovare negozi delle griffe di moda o che espongono i principali marchi.

Qui la gente passeggia, s'incontra, compra e si rilassa ad esempio seduta ai tavolini dei vari pub o nei caffè.

Ora ci troviamo in George Street e troviamo facilmente l'Hard Rock Cafè che stavamo cercando.



Ci avevano richiesto l'acquisto delle famose magliette bianche con il logo e il nome della città in cui viene venduta, ma è anche l'occasione per sedersi un attimo e bere qualcosa dopo aver comprato anche qualche souvenir.


Finita la pausa si continua in direzione della vicina Calton Hill.

E' un altro dei colli di Edimburgo situato vicino al vulcano, con cui divide l'origine, un po' più basso e che racchiude in sé un giardino meno esteso dell'Holyrood Park, ma altrettanto bello da visitare.

Istituito nel 1724, è il primo parco pubblico di Edimburgo e dopo alcuni minuti di salita si raggiunge la sua cima.

Qui si trovano i monumenti che furono costruiti tra il 1760 e il 1820.

Si possono vedere l'Osservatorio cittadino, il National Monument (costruito ad immagine del Partenone di Atene), il Nelson Monument, ma soprattutto ci sono dei fantastici colpi d'occhio sul Vulcano, su tutto l'asse di Princes Street e sul vicino braccio di mare formato dal Firth of Forth.

Il luogo non è molto esteso, ma è un concentrato di bellezze umane e naturali.

La prospettiva ottica differente da quella del vicino Vulcano o dello Scott Monument restituisce delle immagini profondamente diverse degli stessi luoghi di Edimburgo che per un turista non è proprio il caso di perdere.
 




Intanto siamo verso la fine di un'altra giornata a Edimburgo, l'ultima disponibile escludendo il giorno finale prima del rientro in Italia che avverrà circa una settimana dopo.

Rientriamo nel nostro albergo un po' perplessi sul fatto di avere constatato che Edimburgo avrebbe meritato qualche giorno di visita in più ma, come ho detto all'inizio di questi capitoli, lo scopo principale è quello di vedere qualcosa della Scozia nel senso più ampio possibile e così, pur con una certa preoccupazione, decidiamo che domani andremo a noleggiare un'auto che ci porterà in giro per la Scozia.

Il percorso non è ancora ben deciso, variabili come le condizioni meteo, la guida a sinistra, il tempo da dedicare a un luogo piuttosto che un altro, la disponibilità di alloggi, pongono delle consistenti variabili sul viaggio, però siamo certi che solo la visita di Edimburgo ha già premiato lo sforzo di raggiungere la Scozia.

Lo spirito si fa avventuriero e, vada come vada, ne è già valsa la pena compiere questo viaggio; ci resta da sistemare i bagagli, andare a cena, studiare un po' la carta geografica e riposarci bene perché da domani è tutto incerto ad esclusione di quanto già vissuto, ma in ogni caso il riposo e la freschezza del mattino ci daranno nuova energia per continuare questa avventura.
 






Continua  



Dreamin'



11 luglio 2014
Strano, sei finita in un sogno.

Ancor più strano che io sia riuscito a ricordarlo, forse dipende dal fatto che era l'ultimo sogno del mattino, quello che di solito viene interrotto sul più bello dal suono elettronicamente ingentilito della sveglia, ma pur sempre fastidioso.

Mi alzo perplesso, ma sono deciso a ripercorrerlo tutto con la mente prima che il suo contenuto etereo svanisca definitivamente con l'entrata della luce mentre sollevo le tapparelle.

Non do importanza ai sogni, anche se il desiderio di sapere mi ha spinto spesso a chiedermi sulla loro importanza fisiologica, sul loro significato, e sulla probabile incongruenza rispetto alla realtà, però questa volta la curiosità mi induce a riflettere.

Mi trovo dietro ad una finestra insieme ad altre persone che non conosco direttamente, ma constato che alcuni sono amici virtuali dei quali conosco a malapena i nickname e poco altro.

Oltre la finestra vedo un puzzle di fotografie della tua città che riconosco essere composto da alcuni miei scatti.

I miei occhi scrutano i dettagli fra monumenti e costruzioni, forse a mia insaputa ti ho ripreso anche se è praticamente impossibile.

La sensazione di presenza però si fa più forte e mi indirizza verso una zona al confine basso del fotogramma dove dovrebbe esserci una panca che non trovo.

Insisto, riesco nell'intento e l'immagine si focalizza su una panchina in granito.

Non sono più sorpreso di trovarti seduta lì, ma mi chiedo chi siano tutte quelle persone che vedo in fianco a te, sistemate un po' strette.

Accanto a me un amico grida un nome e un uomo seduto vicino a te gli risponde con un saluto caloroso.

Decido di chiamarti, ma la voce non esce; insisto e ci provo col pensiero.

Il tuo sguardo esprime una reazione di piacevole stupore, ma non sai dove indirizzarlo.

Sono sorpreso del fatto che in qualche modo il collegamento abbia funzionato, ho sempre immaginato che la telepatia fosse fantascienza o, alla peggio, un'invenzione cinematografica.

Mentre mi concentro sulla tua persona cercando un modo di comunicare i miei pensieri e di ricevere i tuoi, noto che chi ti sta a fianco sembra dissolversi, così come coloro che si trovano vicino a me.

In pratica ormai siamo soli, tu percepisci la mia presenza ma non mi vedi, al contrario di me che lentamente riesco mettere a fuoco qualcosa di te.

Non si tratta di una visione in senso fisico, ma colgo svariati tuoi stati d'animo.

Vedo alcune tue gioie, alcune paure e dispiaceri.

Vedo delle ansie, momenti di divertimento e di spensieratezza coesistere con la consapevolezza di scelte poco brillanti e alcuni rimpianti.

La mia mente si muove come uno zoom fotografico in grado di scandagliare sempre più nel profondo, anche se non è la mia volontà a decidere cosa focalizzare.

Un po' mi stupisco quando constato che nell'area dei rimpianti vedo qualcosa della mia persona: sono combattuto tra l'essere lusingato e il dispiacere di averti lasciato quel residuo sentimentale misto, piacevole ma malinconico allo stesso tempo.

Vorrei tentare di aiutarti a mitigare le parti più nostalgiche ed inquiete, ma prendo coscienza del fatto che la mia mente può solo percepire e che non le è permesso modificare nulla.

Il vetro che ci divide è una sorta di barriera, non solo fisica, ma separa due mondi che non possono interagire direttamente, come fosse uno Stargate.

Provo ugualmente ad  interagire con il tuo malessere cercando di comunicare e in quel momento il sogno scoppia come una bolla di sapone, finisce tutto istantaneamente e mi risveglio.

Anche se a fin di bene, forse non è stato eticamente corretto provare ad interferire e forse è stato proprio il tentativo di infrangere il divieto a concludere il sogno; oppure è stato un semplice caso?

Incomincio a pensare e come al solito non troverò le risposte che cerco, però: " Strano, sei finita in un sogno..."

martedì 9 settembre 2014

Variazioni di pensiero in grigio



27 giugno 2014

E’ tempo di rientro e mi viene la tristezza da vacanze finite.

Sono stato assente quasi tre settimane, rientro, do un’occhiata in TV alle principali notizie e constato il grigiore quotidiano dei fatti accaduti.

Le “Scellule Grisgie” , come direbbe il celebre Hercule Poirot, mi si ingrigiscono ulteriormente saturando la memoria cerebrale a breve termine che provo rapidamente a scaricare attraverso uno scritto.

Nel mondo politico, ambiente a me poco confacente, dominano non solo le discussioni fisiologiche e propositive all’interno delle varie formazioni, ma mi sembra che prevalgano i tentativi di protagonismo, personali o di gruppo, che poco hanno a che fare con gli interessi reali del Paese.

Non voglio assolutamente buttarmi nel dire che “sono tutti uguali”, anzi sono convintissimo che esistono persone motivate, serie, professionali  e volonterose in ciascuno schieramento; il problema sta nel fatto che al loro fianco esistono gli amici, gli amici degli amici, i parenti da sistemare, quelli che ti hanno aiutato nella tua piccola scalata al potere e che ora ti chiedono il favore, quelli che si aggregano al carro del vincitore sperando di raggranellare qualcosa, se non in senso economico stretto, almeno dal punto di vista dell’immagine che, ai nostri giorni, purtroppo, sembra valere più dei fatti stessi.

In questo senso Gabriele Paolini, particolarmente noto per le sue azioni di disturbo televisivo, ha fatto scuola e l'uomo con la penna al naso, sempre dietro ai politici, ma davanti alle telecamere, è un suo degno (seppur silenzioso) erede :-)

Per il bene collettivo, Utopia vuole che necessiterebbe il colpo di genio di qualche matematico, qualcuno capace di inventare un algoritmo in base al quale concedere il privilegio di accedere alle cariche pubbliche solo a coloro che sono in possesso di conoscenza,  buona volontà e di un certo rigore etico e morale; una specie di cammello che passa o meno dalla cruna di un ago, di antica memoria cristiana.

Cambiamo argomento: arrivo giusto in tempo per constatare l’esclusione dai Mondiali di calcio della nostra Nazionale, sconfitta dai morsi (non solo fisici) del proprio grigiore intrinseco e di quello arbitrale.

Altro sport, situazione analoga: la Rossa, (Ferrari) che ho smesso di tifare dopo l’uscita di Jean Todt e Ross Brawn, continua a correre nel suo grigiore quotidiano.

Forse in questo caso una livrea grigia sarebbe benaugurale, considerato il super dominio delle “Frecce d’Argento” alias Mercedes.

Più tardi apro il browser e digito iciosuez... per entrare nel mio blog e anche qui mi accoglie quel grigiore sconfortante da manifesto funereo che sostituisce le fotografie che avevo pubblicato.

“Vuoi recuperare le tue immagini? Scrivici a desk@banzai.it”, recita l’annuncio funebre.

L’ho fatto e riscriverò, chissà, forse la mail non è giunta a destinazione.

Eheh, mi sembra di vedere le mie immagini ingrigire nel tempo: i bit da cui sono formate che tendono a degradare e ad uniformarsi, con gli 0 che si avvicinano agli 1 e viceversa in una sorta di grigiore digitale finale, un qualcosa simile all’aumento di entropia dell’Universo.

Certo che i gestori di “Giovani” avrebbero fatto miglior figura annunciando per tempo la decisione di non supportare più il caricamento diretto sul sito delle fotografie, permettendo così a molti di organizzarsi con dei salvataggi.

L’impressione è che “Giovani” stia procedendo verso la chiusura definitiva, in direzione del grigiore dell’oblio. 

Un peccato visto che, numericamente parlando, le visite non mancano.

Di colorato, in azzurro e rosa, sono rimasti i nomi degli utenti online che potrebbero essere anch’essi sostituiti da due livelli di grigio: uno scuro, stile fumo di Londra per gli uomini, molto elegante che fa molto “Gentleman” inglese, tipo il già citato Hercule Poirot e l’altro, più chiaro, per le donne, color perla.

A proposito, avete mai notato quanto conferiscono un aspetto sexy le perle indossate alle orecchie dalle donne quando hanno i capelli scuri raccolti?

Ho visto che in Spagna, partcolarmente, si usa molto e personalmente lo trovo un look affascinante.

Ok, a questo punto le mie “Scellule Grisgie” hanno scaricato il loro grigiore, mi sta tornando il buon umore e riprendo a distinguere i colori e le cose piacevoli della vita.