# 26
Oggi, come penultimo
giorno di vacanza in Scozia abbiamo deciso di vedere qualcosa del Canale di
Caledonia e per questa ragione facciamo una sosta a Fort Augustus.
La cittadina si
trova all’estremo sud del Loch Ness e il transito su un ponte ci fa capire che
stiamo attraversando questa grande opera.
Raggiungiamo a piedi
le sponde del canale che sono strutturate per un facile percorso turistico
costituito da scalinate che affiancano il sistema di cinque chiuse necessario
per colmare il dislivello di 16 metri tra il Loch Oich e il Loch Ness.
Su un lato vediamo un
accenno di arte topiaria: un’intelaiatura di metallo, bruttina perché in attesa
che gli arbusti la ricoprano, ma simpatica, che rappresenta Nessie con un
improbabile cucciolo.
Ci chiediamo, sorridendo, se qualche volta Nessie non sia rimasto incastrato fra una chiusa e
l’altra, ma sicuramente, se fosse esistito, non avrebbe potuto abbandonare il
Loch Ness attraverso il Canale di Caledonia in modo inosservato perché troppo
sorvegliato.
Infatti, mentre
percorriamo la scalinata che costeggia le chiuse, vediamo un’imbarcazione
privata che deve salire dal Loch Ness al Loch Oich e questo mi dà la
possibilità di riscontrare il funzionamento del Canale.
Il principio in sé è
semplice perché basato sui vasi comunicanti, ma il passaggio dalla teoria alla
pratica evidenzia tutto il fascino del concetto.
La barca ha alle
spalle una diga chiusa, una persona, addetta alla gestione della procedura,
apre un cancello subacqueo che scarica a valle, neanche troppo lentamente,
l’acqua della diga a monte.
In questo modo il
livello dell’acqua sulla quale galleggia la barca si alza e contemporaneamente
si abbassa quello nel bacino successivo.
Una volta raggiunto
lo stesso livello viene aperta la diga e la barca viene trainata oltre lo
sbarramento che, successivamente, viene chiuso e il procedimento continua.
Detto così sembra
anche facile, in realtà, però, un’equipe di addetti lavora in sincrono per
mantenere il livello dell’acqua di ogni sezione del sistema di chiuse ad un
livello ottimale, affinchè l’imbarcazione possa salire o scendere a seconda dei
casi.
Sicuramente la
gestione operativa del sistema idrico è tutt’altro che scontata e ci vuole
l’adeguata conoscenza ed una buona esperienza per gestire il flusso dell’acqua,
considerato che l’operazione si svolge in circa 10 – 15 minuti per ogni
passaggio.
E’ per me una buona
occasione per documentare fotograficamente la procedura e mettere in risalto
alcuni dettagli che diversamente andrebbero perduti.
Successivamente
raggiungiamo l’estremità più a monte del sistema di chiuse e da qui, con un
teleobiettivo, è facile mettere in evidenza il dislivello tra i corsi d’acqua.
Poi scendiamo e,
prima di andarcene da Fort Augustus, vediamo un piccolo imbarcadero dove un
battello turistico, con tanto di logo dedicato a Nessie, aspetta i turisti per
imbarcarli alla volta di una crociera sul lago con lo scopo di una gita e forse
anche con l’aspettativa di un qualche incontro ravvicinato col mostro, ma noi
riprendiamo l’auto e ci spingiamo più a sud.
Dedichiamo il tempo
che ci rimane ad una visita di passaggio a qualcosa che potrebbe essere
argomento di un eventuale viaggio successivo.
La strada ci conduce
al Commando Memorial Monument, un’area con sculture in bronzo dedicate ai
Commando inglesi della 2° guerra mondiale.
Questo posto è anche
un buon punto di vista verso il Ben Nevis, (il monte più alto della Gran
Bretagna) peccato però che le nuvole ne offuschino la cima.
Dato che si trova
nelle vicinanze decidiamo di raggiungerlo, ma al nostro arrivo la speranza di
vedere anche la sua vetta viene delusa.
Un grande piazzale
può accogliere tantissime auto in sosta e infatti arriviamo proprio dove
partono gli impianti di risalita, ora chiusi, perché il Ben Nevis è anche una
località turistica sciistica.
Continuiamo verso Fort
William, la città terminale sud del Canale di Caledonia che si affaccia
sull’oceano Atlantico.
Sappiamo che anche
qui c’è un famoso sistema di chiuse che non cerchiamo perchè la città
meriterebbe una visita più approfondita.
Ora però privilegiamo
la strada che costeggia il Loch Linnhe, che è un fiordo dell’oceano stesso,
sfioriamo Glencoe, ma poi dobbiamo tornare indietro convinti che ci vorrebbe
almeno un’altra vacanza per continuare la visita della Scozia.
Un paio di ore più
tardi siamo a Drumnadrochit dove ceniamo per l’ultima volta nel pub ristorante:
domani ripartiremo per Edimburgo.
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