… e così Milano EXPO 2015 si è conclusa.
Come noto il tema principale e riassuntivo di questa esposizione
universale era “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Parlare in questo blog di numeri, bilanci, oppure argomentare temi come
la fame nel mondo, cibi alternativi, uso dell’acqua, diritti alla nutrizione,
sostenibilità dello sfruttamento del suolo, biotecnologie, Organismi
Geneticamente Modificati etc. sarebbe
impossibile, visto che professionisti competenti per i propri ruoli e
giornalisti hanno scritto milioni di pagine in tutto il mondo su queste
tematiche.
Mi limito quindi a raccontare qualche impressione personale su questo
argomento basata sull’esperienza acquisita.
Nel 2008, a cavallo tra i governi Prodi
e Berlusconi, entrambi favorevoli all’assegnazione di EXPO 2015 alla città di
Milano, insieme al presidente della regione Lombardia Formigoni e al sindaco Moratti,
fu aggiudicato a Milano questo impegno.
Ricordo proprio in quel periodo le prime indagini conoscitive per
appurare l’esistenza dei servizi presenti nell’area assegnata alla costruzione
di EXPO, utili come base di partenza per realizzare tutte le infrastrutture
urbane (acqua, rete idrica e fognaria, rete stradale…) ed i servizi necessari
(rete telefonica, fibre ottiche, energia elettrica, logistica…)
Da lì in avanti il cantiere EXPO si mise lentamente in moto pur
contrastato da mille problemi quotidiani, da qualche
disagio sopportato dalla città e da coloro che non gradivano la realizzazione
di questo progetto.
In ogni caso il 1° maggio di quest’anno si aprì il semestre dedicato
all’esposizione.
Che sia stato un successo lo dicono semplicemente gli oltre 21 milioni di biglietti venduti.
Credo che molti, fra coloro che stanno leggendo questa pagina, avranno
visitato EXPO 2015 e quindi potranno confrontare il
proprio vissuto con le impressioni che ho percepito come visitatore.
Entrare in EXPO per me è stato un po’ come viaggiare fra le varie Nazioni, un
viaggio virtuale intorno al mondo, naturalmente non come esserci andato
di persona, ma sicuramente in modo più approfondito di quanto si possa
capitalizzare leggendo libri o guardando la televisione.
Le code mi hanno scoraggiato nella visita di molti padiglioni ritenuti
pregiati, lasciandomi però il tempo di entrare nei siti di nazioni che
successivamente ho dovuto cercare sul mappamondo; eppure anche queste mi hanno
fatto provare emozioni, fiutare profumi o semplicemente vedere i loro oggetti
di artigianato, vestiti o foto e filmati di quegli ambienti.
Passeggiando fra il Cardo ed il Decumano ho visto migliaia di persone
di ogni provenienza accomunate dal desiderio e dalla curiosità di scoprire
qualcosa di più, non solo su cibo, ma anche sugli usi e costumi di ciascuna
Nazione.
Famiglie intere, gruppi di studenti di ogni età, persone singole,
disabili in sedia a rotelle, tutti percorrevano avanti e indietro il chilometro
e mezzo del Decumano.
Ho visto anche coppie alle quali forse non interessava nulla dei
padiglioni espositivi, ma erano lì in un ambiente di portata
mondiale che fra qualche tempo entrerà nella storia e semplicemente potranno
dire: “quella volta ad EXPO 2015 c’eravamo anche noi e camminavamo mano nella
mano”.
Ho visto centinaia di telefonini e tablet sollevati e illuminati mentre
riprendevano la rappresentazione dell’Albero della Vita a Lake Arena: di sera erano
uno spettacolo anche loro stessi, tutti così orientati a catturare le immagini
luminose della performance.
La domanda classica che ti viene rivolta dopo la visita è: “Quale
padiglione ti è piaciuto di più?”
La risposta è difficile, tuttavia mi ha
molto emozionato il padiglione del Nepal con il suo
clima di serenità, di pace e raccoglimento.
Ricordo che alcuni fra i suoi realizzatori dovettero
rientrare a casa poco prima del termine dei lavori e dell’apertura di
EXPO a causa del sisma catastrofico che capitò in
Nepal alla fine di Aprile.
Lo stand che rappresenta la catena dell’Himalaya non era ancora finito e operai bresciani contribuirono in una gara di solidarietà con il proprio lavoro
affinchè la Pagoda coi suoi intagli e tutto l’insieme fossero pronti il più
presto possibile.
Questa esposizione ha contribuito a rilanciare l’immagine di Milano e
dell’Italia nel mondo.
Milano, anche per questa occasione, è stata
perfezionata con la realizzazione di opere come la riqualificazione dell’area
del Portello e CityLife, o del nuovo Centro Direzionale situato fra l’Isola e
le ex Varesine, sede di molti grattacieli che vede in piazza Gae Aulenti l’essenza
architettonica e sociale di questo rinnovo.
EXPO ha incentivato anche la
realizzazione della linea Metropolitana 5, la Lilla, fiore all’occhiello
funzionale, automatico (e aggiungerei elegante) di un sistema di trasporti
cittadino che ha condotto milioni di persone in visita all’EXPO e per la città.
La fine di questo evento è allo stesso tempo un
nuovo punto di partenza: lo scambio di idee e di informazioni avvenute in
questi mesi hanno permesso di redigere la Carta di Milano, un insieme di
intenti, base per la nuova sfida mondiale, estremamente ambiziosa, che non
riguarda semplicemente la quantità di cibo prodotto nel mondo e la distribuzione,
ma anche la qualità, la sostenibilità ambientale e molto altro.
Come ultima nota personale devo dire che se con la
chiusura dell’Esposizione molte cose concrete rimarranno, altre mi mancheranno
un po’ come lo sciamare dei tanti turisti giunti per l’occasione, ma soprattutto la vista
dell’Albero della Vita con le sue luci colorate in movimento che lo
vitalizzavano sulle note di “Tree Of
Life”, di Roberto Cacciapaglia, colonna sonora dello spettacolo che potevo ascoltare e vedere, almeno in parte di sera e
soprattutto in estate seppur in lontananza, quando mi affacciavo alle finestre
aperte di casa mia.
Tree Of Life
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