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Storia.
Alla fine del 1700, le
imbarcazioni non avevano neppure pallidamente la stazza e la sicurezza delle
navi attuali, certo esistevano vascelli e fregate pesanti anche 1000 – 5000
tonnellate, ma erano imbarcazioni di punta.
La maggior parte delle navi
usate per scopi commerciali, o di guerra, aveva caratteristiche più contenute e
con dei grossi limiti se dovevano affrontare le correnti marine o il mare
aperto in tempesta.
Del resto la propulsione
avveniva a vela, visto che il motore a scoppio non era stato ancora inventato.
Se fosse stato possibile
mettere in comunicazione le coste scozzesi orientali con quelle occidentali
senza circumnavigare il territorio lungo il lato nord, attraverso le acque pericolose
di Cape Wrath e del Pentland Firth, (tornerò sia sul Pentland Firth che su Cape
Wrath) il commercio e la macchina da guerra sarebbero stati più efficienti.
Sempre in questi anni era
iniziata una dolorosa rivoluzione agricola (Highland Clearances) che stava trasformando l’agricoltura nelle
highlands, fino a quel momento praticata da contadini affittuari su piccoli
appezzamenti di terra, in più redditizi allevamenti di ovini.
I grandi proprietari terrieri
di quel periodo cominciarono a recintare le loro proprietà e a sfrattare intere
famiglie che vivevano in questi aree, facendo perdere loro casa e territorio.
Ciò fu una delle cause che
portò alla povertà le popolazioni locali, in particolar modo quelle di cultura
gaelica.
Questi due argomenti furono i
motivi per i quali venne intrapreso uno studio per la realizzazione del Canale
di Caledonia.
Da una parte, quindi,
l’aspetto commerciale e bellico e dall’altra la creazione di grandi quantità di
posti di lavoro di manovalanza per alleggerire la crisi lavorativa ed economica.
Nel 1803, a distanza di 30
anni dalla prima indagine di fattibilità, venne approvata l’esecuzione del
progetto con fondi che si dimostrarono insufficienti alla realizzazione
dell’opera.
Anche i tempi previsti
inizialmente, 7 anni, si dilatarono nonostante il tentativo di ridurre i costi diminuendo
un po’ la profondità del tracciato.
Nel 1822, con un ritardo di
12 anni sulla prima stima, il Canale di Caledonia fu aperto al traffico con un
costo circa doppio di quanto preventivato.
Quello che non si poteva immaginare,
fu che nel frattempo la tecnologia evolse al punto che vennero realizzate navi
in ferro spinte da motori a vapore, più potenti e autonome, ma troppo grandi
per navigarlo e che, dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815, la
Marina Reale non aveva più molte necessità di utilizzarlo.
In ogni caso non fu un’opera
inutile perché nel tempo fu migliorato, reso un po’ più profondo e impiegato
comunque per il trasporto commerciale, pur con i limiti delle sue dimensioni.
Dalla seconda metà del 1900
il Canale di Caledonia fu classificato come “Antico Monumento” ed è diventato un’attrazione
turistica che attira centinaia di migliaia di turisti all’anno.
L’opera.
L’idea dei progettisti fu
quella di mettere in comunicazione le città di Inverness e Fort William,
rispettivamente sul Mare del Nord e sull’Oceano Atlantico, sfruttando quella
linea naturale di faglia che attraversa la Scozia da nord-est a sud-ovest
attraverso la Great Glen o Glen More.
La Great Glen è lunga un
centinaio di chilometri e circa due terzi del suo percorso è costituito da
laghi, il più alto dei quali, il loch Oich si trova a 32 metri s.l.m.
Anche se la sua altezza
rispetto al mare non è grande, per realizzare il Canale di Caledonia fu
necessario predisporre 29 chiuse lungo il percorso, piazzate in modo
particolare dove la valle ha maggiore pendenza.
Si dovette considerare soprattutto
la presenza di fiumi e torrenti che alimentano i vari laghi prima di sfociare
nei due mari.
Proprio per questo motivo e
per avere una profondità minima sufficiente, il Canale fu scavato fuori
dall’alveo dei fiumi, seppure con un percorso parallelo, ma vennero comunque
sfruttati i laghi per la navigazione.
Un’altra ragione per cui il
suo circuito idrico è autonomo, pur provenendo l’acqua dai fiumi e dai laghi, è
che, se il suo percorso avesse sostituito i fiumi, sarebbe stato impossibile
controllare il deflusso delle acque e ciò avrebbe reso ingestibili anche le 29 dighe,
talvolta situate a molti chilometri di distanza l’una dalle altre, vanificando
quindi la funzione stessa dell’opera.
Bisognava quindi che il
sistema di chiuse utilizzasse solo una quota parte delle acque fluviali
disponibili e che l’eccedenza fosse scaricata in maniera naturale, permettendo
anche alle specie ittiche di muoversi liberamente.
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