lunedì 12 ottobre 2015

Il Canale di Caledonia



# 25

Storia.

Alla fine del 1700, le imbarcazioni non avevano neppure pallidamente la stazza e la sicurezza delle navi attuali, certo esistevano vascelli e fregate pesanti anche 1000 – 5000 tonnellate, ma erano imbarcazioni di punta.
La maggior parte delle navi usate per scopi commerciali, o di guerra, aveva caratteristiche più contenute e con dei grossi limiti se dovevano affrontare le correnti marine o il mare aperto in tempesta.
Del resto la propulsione avveniva a vela, visto che il motore a scoppio non era stato ancora inventato.
Se fosse stato possibile mettere in comunicazione le coste scozzesi orientali con quelle occidentali senza circumnavigare il territorio lungo il lato nord, attraverso le acque pericolose di Cape Wrath e del Pentland Firth, (tornerò sia sul Pentland Firth che su Cape Wrath) il commercio e la macchina da guerra sarebbero stati più efficienti.
Sempre in questi anni era iniziata una dolorosa rivoluzione agricola (Highland Clearances) che stava trasformando l’agricoltura nelle highlands, fino a quel momento praticata da contadini affittuari su piccoli appezzamenti di terra, in più redditizi allevamenti di ovini.
I grandi proprietari terrieri di quel periodo cominciarono a recintare le loro proprietà e a sfrattare intere famiglie che vivevano in questi aree, facendo perdere loro casa e territorio.
Ciò fu una delle cause che portò alla povertà le popolazioni locali, in particolar modo quelle di cultura gaelica.
Questi due argomenti furono i motivi per i quali venne intrapreso uno studio per la realizzazione del Canale di Caledonia.
Da una parte, quindi, l’aspetto commerciale e bellico e dall’altra la creazione di grandi quantità di posti di lavoro di manovalanza per alleggerire la crisi lavorativa ed economica.
Nel 1803, a distanza di 30 anni dalla prima indagine di fattibilità, venne approvata l’esecuzione del progetto con fondi che si dimostrarono insufficienti alla realizzazione dell’opera.
Anche i tempi previsti inizialmente, 7 anni, si dilatarono nonostante il tentativo di ridurre i costi diminuendo un po’ la profondità del tracciato.
Nel 1822, con un ritardo di 12 anni sulla prima stima, il Canale di Caledonia fu aperto al traffico con un costo circa doppio di quanto preventivato.
Quello che non si poteva immaginare, fu che nel frattempo la tecnologia evolse al punto che vennero realizzate navi in ferro spinte da motori a vapore, più potenti e autonome, ma troppo grandi per navigarlo e che, dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815, la Marina Reale non aveva più molte necessità di utilizzarlo.
In ogni caso non fu un’opera inutile perché nel tempo fu migliorato, reso un po’ più profondo e impiegato comunque per il trasporto commerciale, pur con i limiti delle sue dimensioni.
Dalla seconda metà del 1900 il Canale di Caledonia fu classificato come “Antico Monumento” ed è diventato un’attrazione turistica che attira centinaia di migliaia di turisti all’anno.

L’opera.

L’idea dei progettisti fu quella di mettere in comunicazione le città di Inverness e Fort William, rispettivamente sul Mare del Nord e sull’Oceano Atlantico, sfruttando quella linea naturale di faglia che attraversa la Scozia da nord-est a sud-ovest attraverso la Great Glen o Glen More.
La Great Glen è lunga un centinaio di chilometri e circa due terzi del suo percorso è costituito da laghi, il più alto dei quali, il loch Oich si trova a 32 metri s.l.m.
Anche se la sua altezza rispetto al mare non è grande, per realizzare il Canale di Caledonia fu necessario predisporre 29 chiuse lungo il percorso, piazzate in modo particolare dove la valle ha maggiore pendenza.
Si dovette considerare soprattutto la presenza di fiumi e torrenti che alimentano i vari laghi prima di sfociare nei due mari.
Proprio per questo motivo e per avere una profondità minima sufficiente, il Canale fu scavato fuori dall’alveo dei fiumi, seppure con un percorso parallelo, ma vennero comunque sfruttati i laghi per la navigazione.
Un’altra ragione per cui il suo circuito idrico è autonomo, pur provenendo l’acqua dai fiumi e dai laghi, è che, se il suo percorso avesse sostituito i fiumi, sarebbe stato impossibile controllare il deflusso delle acque e ciò avrebbe reso ingestibili anche le 29 dighe, talvolta situate a molti chilometri di distanza l’una dalle altre, vanificando quindi la funzione stessa dell’opera.
Bisognava quindi che il sistema di chiuse utilizzasse solo una quota parte delle acque fluviali disponibili e che l’eccedenza fosse scaricata in maniera naturale, permettendo anche alle specie ittiche di muoversi liberamente.



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