# 36
Siamo davvero contenti di
avere potuto assaporare questo scorcio sul Grand Canyon e un po’ a malincuore
riprendiamo il pullman che ci condurrà in un altro luogo.
L’autista percorre una strada
asfaltata lunga non più di un paio di chilometri e durante il tragitto
percepiamo dai finestrini che il canyon è sempre più vicino da entrambi i lati.
In breve tempo arriviamo a
destinazione in un luogo che si chiama Guano Point.
Sorrido all’idea del perché
il luogo si possa chiamare così, ma non ne ho la certezza.
La acquisiamo successivamente
quando una targa descrive la storia.
Negli anni ’30 un uomo, che
percorreva il Canyon con la propria barca, individuò una grotta che
successivamente si scoprì essere ricca di guano di pipistrello.
Questo materiale era molto
ricco di composti azotati e, verso la fine degli anni ’50, si pensò di estrarlo
e usarlo come fertilizzante.
Venne costruita una
teleferica che da questo luogo scendeva fino alla grotta attraversando il
canyon, con il duplice scopo di trasportare il materiale e gli operai addetti allo
scavo.
L’estrazione di guano non
durò a lungo perché ci si accorse che era stata sovrastimata di molto la
quantità di materiale disponibile e i costi dell’attività, sommati alle spese
di trasporto, non erano soddisfacenti.
Agli inizi degli anni ’60
venne chiusa e dopo alcuni mesi un aereo militare che volava a bassa quota nel
canyon colpì e tranciò il cavo della teleferica.
La fune non fu più sostituita
e venne abbandonata la stazione di testa della teleferica che oggi i turisti
che visitano Guano Point possono ancora vedere.
Ora che abbiamo letto la
targa, però non vediamo l’ora di visitare il luogo e così c’incamminiamo per un
sentiero pianeggiante rossastro che via via si stringe fino ad una decina di
metri circa.
Ciò che lo caratterizza è il
fatto di non avere protezione agli estremi laterali che lo limitano dalle
pareti a strapiombo del canyon.
Non è pericoloso, a patto di
stare nel tracciato e poco più avanti il sentiero s’inerpica su una piccola
altura di una trentina di metri a forma conica.
Visto che non mi sembra
rischioso, decido di salire immaginando che sulla cima ci sarà uno spettacolo
superbo.
L’entusiasmo mi fa aumentare
l’andatura e, quando raggiungo la sommità, una quantità di emozioni mi
aggroviglia il cuore che già batte in modo accelerato per lo sforzo.
La vetta è costituita da un
piccolo insieme di rocce sulle quali giro su me stesso a 360 gradi per ammirare
tutto attorno.
Vedo il percorso appena
compiuto, il luogo dove siamo scesi dal pullman, lo strapiombo attorno al
sentiero e soprattutto vedo il Gran Canyon del Colorado in lunghezza e in
profondità.
Se poco fa, a Eagle Point,
eravamo rimasti meravigliati dalla veduta, qui a Guano Point facciamo fatica a
capacitarci del panorama immenso che questo luogo ci offre.
Penso che sia una delle meraviglie
più spettacolari della natura.
Ti senti piccolo di fronte al
mondo, proprio come quando, dopo molta fatica, raggiungi la cima di una
montagna e ti guardi attorno.
Lo spazio immenso che ti
circonda ed il suono del silenzio ti stordiscono ma, almeno in parte, riesci a
capacitarti di quanto sia esteso il creato.
Forse anche gli astronauti
quando guardano fuori dagli oblò della loro navicella provano la stessa
sensazione, probabilmente ancora più intensamente, ma ciò che ammiro ora da qui
è qualcosa che ti entra nello spirito e sono sicuro che non lo dimenticherò
mai.
Dopo alcune riflessioni mi
giro tutt’attorno e comincio a scattare fotografie.
Poco sotto questa cima, sul
lato opposto del sentiero che ho percorso e proprio a ridosso del fiume
Colorado che scorre circa 1200 metri più in basso, vedo i resti della
teleferica, anch’essa meta delle curiosità dei turisti.
Vorrei fermarmi qui, stare
seduto per delle ore per sentirmi parte integrante di questo ambiente, ma la
mia esperienza deve proseguire e, sebbene un po’ controvoglia, scendo da questo
luogo per tornare dove il bus verrà a prenderci.
Ripercorriamo la strada fino
ad Eagle Point dove, sotto una tensostruttura, un gruppo di nativi Hualapai
vestiti con i loro migliori abiti tradizionali esegue delle danze
folcloristiche.
Non nego che i balli e
l’abbigliamento indossato siano originali, piacevoli e accattivanti, ma
rispetto alle bellezze della natura ammirate fino a poco fa, tutto questo
sembra fatto ad arte per cercare di ammagliare ulteriormente i turisti; insomma
qui è il fiume Colorado con il suo Canyon che la fanno da padroni e tutto il
resto è almeno di due ordini di grandezza inferiore.
Il tempo passa e un altro
pullman ci conduce nei dintorni del parcheggio per l’auto.
Sono le 15.30, non è molto
tardi anche se dobbiamo percorrere 250 km per rientrare.
Il Grand Canyon ci ha
conquistati, ci sarebbe un’altra bella esperienza da fare, siamo dubbiosi e poi
decidiamo: oggi si va alla grande…
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