# 31
Come ci siamo ripromessi la
sera precedente, eccoci pronti ad
affrontare una nuova avventurosa giornata fuori Las Vegas.
Sono appena passate le 9 del
mattino, abbiamo fatto una colazione leggera e saliamo in auto.
Il tempo è incerto, ma il
caldo è sicuro per cui smanetto subito il condizionatore e si parte alla
ricerca del Grand Canyon West.
Ripercorriamo la strada che
solo ieri ci ha condotti alla Hoover Dam e in poco tempo la raggiungiamo; ora
siamo in transito quindi non ci fermiamo un’altra volta, ma ci guardiamo
attorno consapevoli del fatto che chissà se e quando capiterà un’altra
occasione.
Entriamo in Arizona e, finite
le curve per accedere alla diga, (ricordo
che nel 2009 non esisteva ancora l’Hoover Dam Bypass) la strada US 93
prosegue dritta e noi celeri su di essa compatibilmente con i limiti di
velocità, del resto il traffico è quasi inesistente e viaggiare è davvero un
piacere.
Constatiamo quando sia
incredibile la sicurezza di guida che deriva dal fatto di aver già percorso
almeno una volta una strada, soprattutto in un ambiente sconosciuto e
straniero: ci siamo passati solo il giorno prima e ci sembra di essere già
diventati padroni della situazione.
In men che non si dica raggiungiamo
la deviazione per Willow Beach e da qui in avanti, ancora una volta, diventa
tutto nuovo.
Di colpo tutta la sicurezza
che avevamo acquisita si affievolisce, ma incominciamo a tenere d’occhio i
cartelli ricordando che il gestore del negozio di Willow Beach, dove ieri ci
siamo fermati, ci aveva detto di proseguire per un numero imprecisato di
miglia.
Secondo la carta geografica
sappiamo che il Grand Canyon si trova indietro alla nostra sinistra per cui
proseguiamo molto attenti alle eventuali strade che incrociamo in quella
direzione.
La visibilità è estesa e
continuiamo il tragitto; naturalmente non c’è nessuno a cui chiedere, visto che
il territorio è desertico e non ci sono neppure paesi.
Siamo decisi a proseguire
nella speranza che prima o poi troveremo qualche indicazione.
Abbiamo percorso una
quarantina di chilometri da Willow Beach ed è trascorsa quasi mezz’ora
guardando con estrema attenzione la strada, quando in lontananza, vedendo
alcune case, si accende la speranza di chiedere informazioni a qualcuno.
Raggiunto il paese, prima
ancora di trovare anima viva, vediamo un cartello turistico alla nostra
sinistra che indirizza in quella direzione la via per raggiungere il Grand
Canyon West, anzi, per essere più precisi, il Grand Canyon Skywalk.
Wow, di colpo due certezze:
la prima è che lo Skywalk esiste e la seconda che siamo sulla strada giusta.
Il cartello ci dice anche che
mancano “solo” un’ottantina di chilometri.
Non mi sembrano pochi
considerato che probabilmente ci saranno anche strade di montagna, però, se
tutto va bene, potremmo essere a destinazione attorno a mezzogiorno.
Intanto abbiamo già percorso
più di 150 chilometri e, imboccata la nuova via che incomincia a salire,
decidiamo per una sosta, anche con lo scopo di vedere e fotografare qualcosa
dell’ambiente.
Scendiamo dall’auto e non
solo fa caldo, ma il cielo è parzialmente coperto e le nuvole temporalesche in
lontananza minacciano di rovinarci la giornata; sarebbe davvero il colmo
trovare dei rovesci qui in mezzo al deserto, però sappiamo anche che la poca
pioggia che bagna queste zone è più frequente proprio nei mesi di luglio e
agosto.
Dal punto in cui mi trovo in
questo momento decido di fotografare i due versi della strada: il senso che
abbiamo percorso e quello che ci aspetta.
Si vede la strada formata da
molti dossi e cunette e si percepisce pure, nonostante sia senza curve, che i
cigli non sono sempre complanari fra loro; in altri termini non è certo una
highway e durante la guida dovremo starci all’occhio.
Le case che costituiscono il
paese sono a un piano e molto diradate fra loro, giustamente qui non manca
sicuramente lo spazio, ma la comunità urbana, così strutturata, perde la propria
identità e, più che un paese, sembrano tante case solitarie, tant’è che le
caselle postali spesso sono collocate sul ciglio della strada.
Percorro pochi passi
all’esterno della strada addentrandomi fra la vegetazione, giusto qualche metro
perché naturalmente non esiste un filo d’erba verde, in compenso ci sono piante
grasse e spinose in abbondanza e di varie taglie; vestito con i pantaloni corti
non è molto furbo avvicinarsi.
Alcune sono anche molto belle
e fiorite e subito mi fanno pensare alla difficoltà che a casa abbiamo per
mantenerne una in vita, chissà, forse non avremo il pollice verde, ma il
pollice nero :-)
Prima di risalire in auto,
per non perdere troppo tempo e per evitare di incontrare qualche serpente
velenoso fra la vegetazione, vedo e fotografo uno “Joshua Tree” (Albero di
Giosuè).
Si tratta di una “Yucca brevifolia” tipica di queste zone
che, vista soprattutto in controluce, rievoca che fu chiamata così dai primi
Mormoni che attraversarono il deserto del Mojave per la sua somiglianza a
Giosuè, con le braccia sollevate, nell’atto di pregare.