giovedì 7 aprile 2016

Cartoline dal lago di Como

Sono sicuro di essere in buona compagnia quando affermo che una delle prime “uscite” motociclistiche che si fanno partendo da Milano e dalle zone limitrofe, appena spunta il primo sole primaverile, sia quella di raggiungere il Lago di Como.
La tipicità della sua geografia e delle strade che si snodano non solo lungo la sua costa, ma anche sui rilievi montani attorno, ci regalano scorci di una bellezza apprezzata in tutto il mondo.
Oggi ho deciso di percorrere buona parte della Strada Regina (SS340) che, posizionata sulla sponda ovest, di pomeriggio permette di ammirare il lago con il sole alle spalle.
Mi sono prefissato di raggiungere una località, Breglia, che si trova 500 metri sopra al lago e quindi dovrebbe essere un buon punto di osservazione.
Terminata la Pianura Padana, da Como inizia il panorama: Cernobbio, Moltrasio, Laglio, Argegno sono i principali comuni che si incontrano e poi Tremezzo, località famosa  perché sorge Villa Carlotta.
Questa località è particolare anche perché si trova di fronte a Bellagio e da qui si scorge la fine del promontorio che costituisce il vertice del cosiddetto Triangolo Lariano; da questo punto in avanti il lago di Como si allarga perché si unisce al ramo di Lecco.
Proseguo lentamente in moto perché un occhio va alla strada e l’altro va al panorama, sempre bello e suggestivo; pochi chilometri ancora e si raggiunge Menaggio.
Da qui la strada sale rapidamente sul lago senza allontanarsi troppo da esso permettendo la visuale su panorami fantastici e unici.
Da dove sono ora, a circa un chilometro in linea d’aria, vedo una delle tante ville che ornano il lago; lo scorcio da questa posizione merita una sosta per vedere la costruzione: si tratta di Villa La Gaeta  che si trova in località San Siro.



E’ un castello di stile neomedievale del 1921 famoso anche perché utilizzato come set cinematografico nel finale del film di 007 Casinò Royale con Daniel Craig.
Risalgo in moto e proseguo, poco oltre vedo del fumo salire da dietro un crinale; deduco che ci sia un incendio nei boschi.
Pochi minuti dopo vedo comparire un elicottero antincendio da dove proviene il fumo, immagino che dovrà scendere fino al lago per approvvigionare l’acqua per spegnere l’incendio e intanto valuto che gli ci vorrà parecchio tempo (minuti) per spostarsi  sì di pochi chilometri, ma a quote di altezza differenti tra loro di molte centinaia di metri.
La strada continua a salire e i tornanti mi costringono a dedicare loro la mia totale attenzione.
Raggiungo la località di Plesio, famosa anche per la produzione dell’acqua minerale Chiarella e rivedo l’elicottero già rifornito di acqua in prossimità del fumo; ha fatto troppo in fretta a scendere e risalire per cui credo che si sia approvvigionato altrove.
Sono ormai vicino alla destinazione che mi sono prefissato quando vedo l’elicottero che sta tornando indietro per un nuovo carico, questa volta è vicino, sta volando a poche centinaia di metri da me ed è nella mia direzione: sono incuriosito.
Sto entrando nella località di Breglia e, ad un bivio, scorgo mezzi con i lampeggianti gialli in azione mentre il velivolo è sempre più prossimo.
Mi fermo, ho la macchina fotografica con me e vedo che è stata allestita la base di rifornimento di acqua per l’elicottero in un campo giochi in piano, ma non molto lontano da alberi.
Non capita certo tutti i giorni di osservare come funziona l’organizzazione di uomini e mezzi per spegnere gli incendi boschivi.
Mi avvicino a piedi per quanto è consentito e vedo che in mezzo al prato è stato montato un contenitore ottagonale bianco e rosso che viene riempito di acqua per mezzo di una bocchetta antincendio.
Ora l’elicottero è in mia prossimità, quasi immobile sopra la testa, ma il vento che provoca non m’impedisce qualche scatto fotografico e la ripresa di un filmato.
Lentamente scende e immerge il bucket (il secchio) nella vasca, lo riempie in pochi secondi e poi riprende quota, pronto per andare ad effettuare un nuovo lancio sull’incendio.
Il tutto viene eseguito con una precisione millimetrica tale, che mi fa pensare quanto il pilota sappia veramente il fatto suo e quante operazioni di questo tipo abbia svolto nella sua carriera per rendere così fluide e precise le manovre che sta compiendo.
Mentre l’elicottero si allontana parlo con un addetto della Protezione Civile che mi spiega che l’incendio, probabilmente causato da un mozzicone o da un fuoco acceso incautamente, non è molto esteso grazie anche alla velocità con cui è stato segnalato.
L’elicottero, mi spiega, effettuerà ancora un paio di lanci prima di terminare il suo lavoro.
Decido di stare lì a guardare e pochi minuti dopo assisto ad un nuovo riempimento del bucket e più tardi, come annunciato, l’elicottero termina la sua missione atterrando nel campetto.
A questo punto viene liberato dal bucket e riparte per l’eliporto.
Un fuoriprogramma decisamente interessante.










Riprendo la moto e mi inerpico su piccole stradine allo scopo di vedere i panorami che stavo cercando e che trovo subito dopo.
La vista sul promontorio di Bellagio e sui due rami del lago di Como da qui è eccezionale, come lo è la posizione, sul cucuzzolo della montagna, del Santuario della Madonna di Breglia.
Ancora qualche scorcio, qualche altro scatto, poi l’inizio della discesa verso l’epilogo di una giornata piacevole e istruttiva.














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