(Precedente narrativo # 18)
#
19
Dopo
aver trascorso qualche giorno a Hollywood ed aver visitato un po’ i dintorni era
giunto il momento di cambiare aria, nel senso letterale del termine: da un’aria
oceanica, mite anche in piena estate, ad un clima desertico.
Risentivamo
della stanchezza di ieri, giornata trascorsa a Disneyland, ma il pensiero della
nuova meta da raggiungere, il Nevada e precisamente Las Vegas, ci galvanizzava.
Come
tutti ne avevamo sentito parlare più volte: chi ne parlava bene, chi male, però
nessuno aveva mai mostrato indifferenza.
Un
conoscente che l’aveva visitata pochi anni prima mi aveva profetizzato:” Ti
potrà piacere oppure no, ma è uno di quei posti che, almeno una volta nella
vita, vanno visti.”
Avevamo
noleggiato la macchina apposta per muoverci e non sarebbero stati certamente i 450 chilometri che
separano Hollywood da Las Vegas a fermarci.
Per
dirla tutta un minimo di perplessità c’era.
Da
una parte l’idea di una meta e un’esperienza nuova, dall’altra la
consapevolezza che, anche se per mezzo di un’autostrada, avremmo dovuto
attraversare il deserto del Mojave auspicando di non incontrare difficoltà
durante il tragitto.
Ci
avevano suggerito di avere con noi il pieno di benzina e acqua potabile, non
tanto da bere durante il viaggio, quanto per sicurezza nel caso in cui avessimo
avuto problemi con la vettura.
Quest’ultima
era anche la mia principale preoccupazione non solo per un eventuale ritardo
sulla tabella di marcia, ma anche perché ci sarebbero volute molte ore per
ricevere i soccorsi restando sotto un sole particolarmente caldo.
Sapevamo
che a metà strada avremmo incontrato una cittadina, Barstow, ultima località
prima attraversare il nulla su un nastro di asfalto.
Così
partimmo e neppure troppo di buon mattino.
Ormai
ci eravamo abituati ad una densità di popolazione molto alta, autostrade che
attraversavano Los Angeles in lungo e in largo, fino a 10 corsie per carreggiata (comprese quelle di accelerazione), gente
ovunque, traffico intenso ma quasi sempre scorrevole e da lì a poco saremmo
piombati nel nulla prima di riemergere in una nuova grande città.
Ricordo che man mano percorrevamo i chilometri, si vedeva che attorno all’autostrada le
costruzioni diminuivano e l’insegna della Interstate 15 diventava sempre più la
nostra bussola.
Il
primo assaggio del deserto avvenne poche decine di chilometri prima di Barstow:
la sensazione fu quella di chiederci se il percorso fosse esatto, davanti a noi
solo l’autostrada e attorno nessuna costruzione.
Finalmente
arrivammo a Barstow, una città di 20.000 abitanti le cui origini affondano sia nella
disputa del territorio con alcune tribù indiane (fra cui proprio i Mojave), sia nella ricca storia mineraria del
deserto del Mojave dopo che avvenne la scoperta di oro e argento nelle montagne
e nelle vallate lì intorno.
Proprio
a causa del continuo movimento di minatori e merci, alla fine dell’800 Southern
Pacific e Santa Fe Railroad realizzarono dei tracciati ferroviari per collegare la cittadina con il resto del mondo.
La
Route 66, già incontrata a Santa Monica
e che transita anche per Barstow, doveva essere ancora costruita.
Tornando
al nostro viaggio fu veramente un sollievo leggere sulle indicazioni di uscita
dell’autostrada la pubblicità di un centro commerciale con la relativa presenza di
un Mc Donald’s e Starbucks.
Ci
prendemmo una pausa, metà viaggio era andato.
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