lunedì 23 novembre 2015

…E infine


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# 27

E' arrivato il giorno del rientro ad Edimburgo.
Da Drumnadrochit, costeggiando per l'ultima volta il Loch Ness, andiamo a nord e raggiungiamo Inverness, che significa "foce del fiume Ness"; nei giorni scorsi non avevamo avuto modo di fermarci in questa città e così lo facciamo ora.
Con un po' di fortuna la giornata è più luminosa del solito e questo ci permette di scendere dall'auto in zona centrale per passeggiare sulle sponde del fiume Ness alla ricerca di qualche peculiarità locale.
Non so se sono condizionato dalla conoscenza che Inverness sia considerata tra le prime città più vivibili e felici della Gran Bretagna, tuttavia la prima impressione che colgo è la vista di gente che mi sembra dinamica e rilassata allo stesso tempo.
Certo la bellezza delle sponde del fiume contribuisce a rendere l'insieme più attraente e ne abbiamo ulteriore prova quando raggiungiamo e attraversiamo il ponte pedonale "Greig St. Bridge".
Da qui, buona parte della città prende corpo, le sponde dalle quali i pescatori a volte pescano i salmoni, le chiese e il fiume stesso.
Continuiamo sull'altra sponda fino a trovarci di fronte al Castello; è quello che Shakespeare inserì nella sua tragedia "Macbeth".












Esauriamo un po' superficialmente la visita e riprendiamo l'auto verso la A9 in direzione Edimburgo.
Belle foreste e gli ultimi paesaggi delle Highlands ci accompagnano quasi fino a destinazione, infine raggiungiamo l'Aeroporto di Edimburgo dove, dopo 5 giorni, registriamo di avere percorso più di 1700 km con la FIAT 500 "giallina".
Riconsegniamo il mezzo che ci era diventato ormai familiare e di colpo siamo appiedati.
Il buon vecchio bus, l'"airlink n° 100 Express", sembra che sia lì all'aeroporto di Edimburgo ad aspettarci.
Ormai ci sentiamo "di casa" e poco dopo siamo già a bordo; qualche fermata durante il tragitto e poi la nostra, bagagli in mano, alcune centinaia di metri e finalmente in albergo.
Sembra passata un'eternità da quando abbiamo alloggiato qui alcuni giorni fa e incominciavamo a prendere confidenza con Edimburgo e le sue caratteristiche; ora siamo tornati dove questa avventura è incominciata.
Una sistemazione frettolosa in camera, un'occhiata al menù che ci ricorda la pantagruelica colazione che faremo l'indomani e, poiché c'è ancora tempo, spendiamo le ultime ore rimaste per una nuova visita fuori programma al Royal Mile, al Castello, prima di un saluto ed una cena dal ristoratore che avevamo conosciuto.
Nonostante la stanchezza accumulata, l'adrenalina è ancora a mille e questo ci permette di smaltire la cena, almeno in parte, facendo ancora una passeggiata per la città sfruttando  la luce del giorno che qui, a queste latitudini, nel mese di giugno si protrae fino alle 22.30 circa.



Un'altra giornata intensa è terminata nel migliore dei modi.
Ora è nuovamente mattino, abbiamo un po' di tempo per assaporare la versatile ed abbondante colazione inglese: salsiccia, funghi, pomodoro e bacon, (come parte salata e cucinata) nonché marmellata d'arancia, pane tostato, latte e tanto caffè ci stanno aspettando prima di procedere alle operazioni del check-out dall'albergo e del trasporto verso l'aeroporto da dove, con un doppio balzo, due aeroplani ci condurranno prima ad Amsterdam e poi a Milano.
Più tardi siamo ancora in aeroporto mentre ripercorriamo mentalmente la nostra avventura.
Un bottino gigantesco di esperienza, di cultura, di gusti, di suoni e musica, di conoscenza, di immagini, di fotografie e filmati.
Portiamo a casa una suggestione enorme di ciò che abbiamo visto in questa terra veramente fantastica che è la Scozia, ma anche la consapevolezza di quanto ci sarebbe stato ancora da visitare e da conoscere.
Siamo convinti che qui ritorneremo, quando non si sa, ma i luoghi da visitare e possibilmente da vivere almeno un po', sembrano ancora più numerosi di quando siamo partiti.
Ora che abbiamo rotto il ghiaccio sembra tutto più facile, l'esperienza acquisita servirà da base per un futuro e nuovo entusiasmante viaggio.

Fine.

  

lunedì 2 novembre 2015

Milano EXPO 2015



… e così Milano EXPO 2015 si è conclusa.

Come noto il tema principale e riassuntivo di questa esposizione universale era “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.

Parlare in questo blog di numeri, bilanci, oppure argomentare temi come la fame nel mondo, cibi alternativi, uso dell’acqua, diritti alla nutrizione, sostenibilità dello sfruttamento del suolo, biotecnologie, Organismi Geneticamente Modificati  etc. sarebbe impossibile, visto che professionisti competenti per i propri ruoli e giornalisti hanno scritto milioni di pagine in tutto il mondo su queste tematiche.

Mi limito quindi a raccontare qualche impressione personale su questo argomento basata sull’esperienza acquisita.

Nel 2008, a cavallo tra i governi Prodi e Berlusconi, entrambi favorevoli all’assegnazione di EXPO 2015 alla città di Milano, insieme al presidente della regione Lombardia Formigoni e al sindaco  Moratti, fu aggiudicato a Milano questo impegno.

Ricordo proprio in quel periodo le prime indagini conoscitive per appurare l’esistenza dei servizi presenti nell’area assegnata alla costruzione di EXPO, utili come base di partenza per realizzare tutte le infrastrutture urbane (acqua, rete idrica e fognaria, rete stradale…) ed i servizi necessari (rete telefonica, fibre ottiche, energia elettrica, logistica…)

Da lì in avanti il cantiere EXPO si mise lentamente in moto pur contrastato da mille problemi quotidiani, da qualche disagio sopportato dalla città e da coloro che non gradivano la realizzazione di questo progetto.

In ogni caso il 1° maggio di quest’anno si aprì il semestre dedicato all’esposizione.

Che sia stato un successo lo dicono semplicemente gli oltre 21 milioni di biglietti venduti.

Credo che molti, fra coloro che stanno leggendo questa pagina, avranno visitato EXPO 2015 e quindi potranno confrontare il proprio vissuto con le impressioni che ho percepito come visitatore.

Entrare in EXPO per me è stato un po’ come viaggiare fra le varie Nazioni, un viaggio virtuale intorno al mondo, naturalmente non come esserci andato di persona, ma sicuramente in modo più approfondito di quanto si possa capitalizzare leggendo libri o guardando la televisione.

Le code mi hanno scoraggiato nella visita di molti padiglioni ritenuti pregiati, lasciandomi però il tempo di entrare nei siti di nazioni che successivamente ho dovuto cercare sul mappamondo; eppure anche queste mi hanno fatto provare emozioni, fiutare profumi o semplicemente vedere i loro oggetti di artigianato, vestiti o foto e filmati di quegli ambienti.

Passeggiando fra il Cardo ed il Decumano ho visto migliaia di persone di ogni provenienza accomunate dal desiderio e dalla curiosità di scoprire qualcosa di più, non solo su cibo, ma anche sugli usi e costumi di ciascuna Nazione.

Famiglie intere, gruppi di studenti di ogni età, persone singole, disabili in sedia a rotelle, tutti percorrevano avanti e indietro il chilometro e mezzo del Decumano.

Ho visto anche coppie alle quali forse non interessava nulla dei padiglioni espositivi, ma erano lì in un ambiente di portata mondiale che fra qualche tempo entrerà nella storia e semplicemente potranno dire: “quella volta ad EXPO 2015 c’eravamo anche noi e camminavamo mano nella mano”.

Ho visto centinaia di telefonini e tablet sollevati e illuminati mentre riprendevano la rappresentazione dell’Albero della Vita a Lake Arena: di sera erano uno spettacolo anche loro stessi, tutti così orientati a catturare le immagini luminose della performance.

La domanda classica che ti viene rivolta dopo la visita è: “Quale padiglione ti è piaciuto di più?”

La risposta è difficile, tuttavia mi ha molto emozionato il padiglione del Nepal con il suo clima di serenità, di pace e raccoglimento.

Ricordo che alcuni fra i suoi realizzatori dovettero rientrare a casa poco prima del termine dei lavori e dell’apertura di EXPO a causa del sisma catastrofico che capitò in Nepal alla fine di Aprile.

Lo stand che rappresenta la catena dell’Himalaya non era ancora finito e operai bresciani contribuirono in una gara di solidarietà con il proprio lavoro affinchè la Pagoda coi suoi intagli e tutto l’insieme fossero pronti il più presto possibile.

Questa esposizione ha contribuito a rilanciare l’immagine di Milano e dell’Italia nel mondo.

Milano, anche per questa occasione, è stata perfezionata con la realizzazione di opere come la riqualificazione dell’area del Portello e CityLife, o del nuovo Centro Direzionale situato fra l’Isola e le ex Varesine, sede di molti grattacieli che vede in piazza Gae Aulenti l’essenza architettonica e sociale di questo rinnovo.

EXPO ha incentivato anche la realizzazione della linea Metropolitana 5, la Lilla, fiore all’occhiello funzionale, automatico (e aggiungerei elegante) di un sistema di trasporti cittadino che ha condotto milioni di persone in visita all’EXPO e per la città.

La fine di questo evento è allo stesso tempo un nuovo punto di partenza: lo scambio di idee e di informazioni avvenute in questi mesi hanno permesso di redigere la Carta di Milano, un insieme di intenti, base per la nuova sfida mondiale, estremamente ambiziosa, che non riguarda semplicemente la quantità di cibo prodotto nel mondo e la distribuzione, ma anche la qualità, la sostenibilità ambientale e molto altro.

Come ultima nota personale devo dire che se con la chiusura dell’Esposizione molte cose concrete rimarranno, altre mi mancheranno un po’ come lo sciamare dei tanti turisti giunti per l’occasione, ma soprattutto la vista dell’Albero della Vita con le sue luci colorate in movimento che lo vitalizzavano sulle note di “Tree Of Life”, di Roberto Cacciapaglia, colonna sonora dello spettacolo che potevo ascoltare e vedere, almeno in parte di sera e soprattutto in estate seppur in lontananza, quando mi affacciavo alle finestre aperte di casa mia.




Tree Of Life