# 23
Lasciarsi alla spalle l’isola di Skye è stato un po’ come rientrare da
un mondo diverso, qualcosa del tipo terminare un giro su una giostra che ti
diverte.
Ci fermiamo poco, sia a fotografare che ad ammirare i panorami visti il
giorno precedente ad eccezione di una visita all’esterno dell’Eilean Donan Castle, resa veloce dall’inclemenza del tempo ventoso e piovoso
contemporaneamente.
Del resto qui la variabilità del clima è estrema e si può passare dalla
pioggia al sole e viceversa in pochissimo tempo.
Gli Scozzesi con una buona dose di ottimismo e con po’ di humor dicono
che il brutto tempo non esiste, ma solo gli abiti sbagliati.
Non che il concetto sia scorretto ma, nel nostro caso, visto che neppure
l’ombrello è utilizzabile a causa del vento, servirebbero stivali di gomma da
pescatore, un mantello con cappuccio e una macchina fotografica subacquea.
Poiché non siamo attrezzati fino a questo punto pensiamo che l’auto sia
in ogni caso un buon sostituto, quindi ci rifugiamo all’interno e via.
Ripercorriamo con poche varianti la strada che abbiamo fatto il giorno
precedente tra i loch e le montagne delle Highlands.
Pochi chilometri dopo ha già smesso di piovere e raggiungiamo in fretta
quell’alloggio a Drumnadrochit che avevamo prenotato.
Ennesima sistemazione dei bagagli, ma è ancora mattina per cui apriamo
la carta geografica per decidere dove andare; i luoghi possibili sono tanti,
c’è solo da scegliere.
Le Highlands sono fra i luoghi che desideravamo vedere e così decidiamo
di puntare verso nord-ovest in direzione dell’Oceano Atlantico.
Per dirla tutta ci sarebbe piaciuto arrivare all’estremo nord, ma ci
vorrebbe ben più di una giornata già incominciata.
Le strade non sono poi molte e sulla mappa, in mezzo ad un arzigogolo
di fiordi, troviamo un paesino, Ullapool, che sembra geograficamente ben
collocato; OK è nostro e si riparte.
Siamo appena arrivati da sud del Loch Ness, ma ora lo abbandoniamo
subito e tanti saluti a Nessie.
Percorriamo una strada secondaria che accorcia il percorso, (la A833)
però all’inizio è particolarmente tortuosa e stretta, ma il paesaggio è
colorato con un verde appagante.
Man mano che ci spostiamo ad ovest, il territorio torna ad essere
progressivamente più aspro, forse anche troppo.
Vediamo dei boschi di conifere abbattuti e molti alberi che non
sembrano in buono stato.
Scopriamo che da anni alcuni parassiti infestano la vegetazione e da
qui la decisione di abbattere le piante ammalate e sostituirle progressivamente
con alberi nuovi.
Il contrasto visivo è duro, ma è l’unico metodo per risolvere il
problema.
Mi fermo a scattare alcune foto di questo scempio naturale, però vedo
anche dei pini rigogliosi caratterizzati da bellissimi fiori.
Ora procediamo lungo la A835 che sale leggermente lungo un territorio
particolarmente disabitato, stento a credere che qui si possa vivere
agevolmente, vedo pochissime abitazioni completamente isolate, non sono
abituato a tanto spazio aperto che quasi percepisco come ostile.
Di colpo intuisco il perché gli highlanders abbiano guadagnato in
passato la nomea di avere un carattere duro, fiero e bellicoso.
Naturalmente immagino che un abitante di questi luoghi si troverebbe
altrettanto spaesato ad esempio a Londra o a Milano che da qui penso distino
anni luce.
In lontananza vediamo un muro che scopriamo essere la diga che contiene
il loch Glascarnoch, mi dico che l’intento che avevo di vedere luoghi selvaggi,
a questo punto è stato appagato anche oltre le aspettative.
Proseguiamo: terminato un loch ne incomincia uno più piccolo (loch
Droma) che sembra una torbiera, manca giusto un po’ di nebbia e poi credo
che ci sarebbero tutti gli ingredienti per la location di un film horror.
Ora la strada scende in mezzo ad un apparente nulla fino ad un nuovo
specchio d’acqua (Loch Broom) e solo i segni della marea ci garantiscono di
aver raggiunto l’Oceano Atlantico.
Sullo sfondo vediamo finalmente un insieme abitato che, cartina alla
mano, non può essere altro che Ullapool.
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