mercoledì 19 agosto 2015

Le Highlands del nord-ovest



# 23

Lasciarsi alla spalle l’isola di Skye è stato un po’ come rientrare da un mondo diverso, qualcosa del tipo terminare un giro su una giostra che ti diverte.
Ci fermiamo poco, sia a fotografare che ad ammirare i panorami visti il giorno precedente ad eccezione di una visita all’esterno dell’Eilean Donan Castle, resa veloce dall’inclemenza del tempo ventoso e piovoso contemporaneamente.
Del resto qui la variabilità del clima è estrema e si può passare dalla pioggia al sole e viceversa in pochissimo tempo.
Gli Scozzesi con una buona dose di ottimismo e con po’ di humor dicono che il brutto tempo non esiste, ma solo gli abiti sbagliati.
Non che il concetto sia scorretto ma, nel nostro caso, visto che neppure l’ombrello è utilizzabile a causa del vento, servirebbero stivali di gomma da pescatore, un mantello con cappuccio e una macchina fotografica subacquea.
Poiché non siamo attrezzati fino a questo punto pensiamo che l’auto sia in ogni caso un buon sostituto, quindi ci rifugiamo all’interno e via.
Ripercorriamo con poche varianti la strada che abbiamo fatto il giorno precedente tra i loch e le montagne delle Highlands.
Pochi chilometri dopo ha già smesso di piovere e raggiungiamo in fretta quell’alloggio a Drumnadrochit che avevamo prenotato.
Ennesima sistemazione dei bagagli, ma è ancora mattina per cui apriamo la carta geografica per decidere dove andare; i luoghi possibili sono tanti, c’è solo da scegliere.
Le Highlands sono fra i luoghi che desideravamo vedere e così decidiamo di puntare verso nord-ovest in direzione dell’Oceano Atlantico.
Per dirla tutta ci sarebbe piaciuto arrivare all’estremo nord, ma ci vorrebbe ben più di una giornata già incominciata.
Le strade non sono poi molte e sulla mappa, in mezzo ad un arzigogolo di fiordi, troviamo un paesino, Ullapool, che sembra geograficamente ben collocato; OK è nostro e si riparte.
Siamo appena arrivati da sud del Loch Ness, ma ora lo abbandoniamo subito e tanti saluti a Nessie.
Percorriamo una strada secondaria che accorcia il percorso, (la A833) però all’inizio è particolarmente tortuosa e stretta, ma il paesaggio è colorato con un verde appagante.             





Man mano che ci spostiamo ad ovest, il territorio torna ad essere progressivamente più aspro, forse anche troppo.
Vediamo dei boschi di conifere abbattuti e molti alberi che non sembrano in buono stato.
Scopriamo che da anni alcuni parassiti infestano la vegetazione e da qui la decisione di abbattere le piante ammalate e sostituirle progressivamente con alberi nuovi.
Il contrasto visivo è duro, ma è l’unico metodo per risolvere il problema.
Mi fermo a scattare alcune foto di questo scempio naturale, però vedo anche dei pini rigogliosi caratterizzati da bellissimi fiori.




Ora procediamo lungo la A835 che sale leggermente lungo un territorio particolarmente disabitato, stento a credere che qui si possa vivere agevolmente, vedo pochissime abitazioni completamente isolate, non sono abituato a tanto spazio aperto che quasi percepisco come ostile.
Di colpo intuisco il perché gli highlanders abbiano guadagnato in passato la nomea di avere un carattere duro, fiero e bellicoso.
Naturalmente immagino che un abitante di questi luoghi si troverebbe altrettanto spaesato ad esempio a Londra o a Milano che da qui penso distino anni luce.
In lontananza vediamo un muro che scopriamo essere la diga che contiene il loch Glascarnoch, mi dico che l’intento che avevo di vedere luoghi selvaggi, a questo punto è stato appagato anche oltre le aspettative.



Proseguiamo: terminato un loch ne incomincia uno più piccolo (loch Droma) che sembra una torbiera, manca giusto un po’ di nebbia e poi credo che ci sarebbero tutti gli ingredienti per la location di un film horror.


Ora la strada scende in mezzo ad un apparente nulla fino ad un nuovo specchio d’acqua (Loch Broom) e solo i segni della marea ci garantiscono di aver raggiunto l’Oceano Atlantico.  
Sullo sfondo vediamo finalmente un insieme abitato che, cartina alla mano, non può essere altro che Ullapool.