venerdì 22 maggio 2015

Roderick Mackenzie

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# 19

… ma se è vero che l’appetito viene mangiando, la curiosità viene osservando e imparando.

Siamo sempre qui ad ammirare il Loch Cluaine nella Glen Moriston quando il mio interesse viene attirato da un memoriale, scritto sotto forma di pannello, dedicato ad un eroe giacobita scozzese, Roderick Mackenzie.

Comprendo solo in parte il contenuto, un po’ per la mia limitazione dell’Inglese e un po’ perché non conosco la storia scozzese del 1700.

Scatto una foto perché mi riprometto di approfondire il contenuto successivamente.




Ora sono qui, a casa; guardo la foto e mi metto a cercare.

Per prima cosa bisogna comprendere il contesto dei luoghi, dei personaggi coinvolti e della situazione.

La trama della vicenda è fortemente complessa, epica e sanguinaria.

Tutto nasce nel 1688 quando il Parlamento di Londra, timoroso di una possibile influenza papale nelle cose di governo, depone Giacomo II (Stuart), Re d’Inghilterra, Scozia e Irlanda perché si dichiara pubblicamente cattolico e viene sostituito non dal primogenito Giacomo Francesco Edoardo, anch’egli cattolico, ma dalla figlia protestante Maria, sposata col cugino Guglielmo d’Orange.

In conseguenza  a ciò nasce un movimento politico, il Giacobitismo, che sostiene la restaurazione degli Stuart sul trono d’Inghilterra, Scozia e Irlanda.

Negli anni successivi vengono ingaggiate varie battaglie con esiti alterni fra i contendenti  fino alla battaglia finale del 16 aprile 1746 che si svolge a Culloden, vicino ad Inverness, dove si fronteggiano da una parte le truppe del Duca di Cumberland (casata degli Hannover) e, dall’altra, i Giacobiti di Carlo Edoardo Stuart, detto anche “Giovane Pretendente “o “Bonnie Prince Charlie”.

I Giacobiti hanno pesantemente la peggio e vengono dispersi e trucidati in massa dal Duca di Cumberland che viene soprannominato dai suoi nemici “Billy il Macellaio” per l’efferatezza dei suoi combattimenti.

In questo ambito si inserisce la storia di Roderick Mackenzie.

Lo scritto racconta di quest’uomo ben vestito, figlio di un orologiaio e somigliante al Principe Bonnie Charlie al punto che spesso fu scambiato per lui mentre era al servizio nelle Guardie del Principe.

Sopravvissuto alla battaglia di Culloden, nel luglio dello stesso anno si trovava qui nella Glen Moriston dove incontrò alcuni uomini del Duca di Cumberland che lo scambiarono per il Principe.

Roderick non tentò di spiegare l’equivoco, anzi, durante la lotta conseguente fu ferito a morte mentre gridava: ”Tu hai ucciso il tuo Principe”.

I soldati, speranzosi di  ottenere la taglia di 30.000 sterline (qualcosa come più di 5 milioni di euro attuali) messa dagli Hannover sulla testa del Principe, lo decapitarono e portarono la sua testa a Fort Augustus affinché gli ufficiali giacobiti imprigionati lo riconoscessero.

Poiché mancava il corpo, il presunto Principe non venne riconosciuto e così il capo fu portato altrove per avere la conferma che appartenesse proprio al Principe.

Intanto il tempo passava e il vero Principe Bonnie Charlie, che si trovava anch’egli nelle vicinanze in un luogo chiamato “The Prince’s Cave” scortato da “7 uomini di Glenmoriston” per un po’ fu creduto morto e, prima che si scoprisse la verità, ebbe il tempo a sufficienza di sfuggire alla cattura raggiungendo una nave che lo portò in esilio proprio grazie al sacrificio di Roderick Mackenzie.

Qui l’iscrizione termina onorando l’eroe giacobita con la frase “Un atto coraggioso compiuto da un uomo coraggioso”.

Aggiungo che la nave in questione portò il Principe in Italia dove visse a Firenze, poi anche a Roma, dove era nato e qui morì.

E’ sepolto nella Basilica di San Pietro nella Città del Vaticano.




Ora con la mente torno al Loch Cluaine, nella Glen Moriston, davanti a quel tumulo dopo avere letto e compreso in buon parte il contenuto: mi viene spontaneo guardare ancora le bellezze di questi luoghi, ma intanto rifletto su quanto odio e quanta crudeltà debbano aver visto anche queste lande in guerre che l’Umanità ha rivolto verso se stessa.

Lascio un ultimo pensiero all’eroe giacobita Roderick Mackenzie e un altro sguardo al panorama, poi il viaggio verso Skye continua.


Fonti:
foto personali


venerdì 8 maggio 2015

Viaggiando verso Skye




# 18

Visto che abbiamo la prossima notte “buca”, carichiamo in auto i bagagli, decidiamo di percorrere gran parte del Loch Ness e di proseguire verso l’isola di Skye con l’intenzione di pernottare là.

In questo momento non possiamo sostare a lungo e gustare per bene questo lago, ma rinviamo la visita di un paio di giorni.

La giornata è parzialmente nuvolosa e lungo la strada vediamo scorci incredibili sui quali torneremo; il Loch Ness è reso ancor più inquietante dalla basse nuvole grigie che nascondono le cime delle montagne circostanti.

Le sponde sono particolarmente selvagge con la vegetazione che sembra entrare fin dentro l’acqua e in questo clima mi stupirei poco se, ad un tratto, in lontananza si vedesse comparire qualcosa che assomiglia a Nessie. 

Naturalmente questo non succede e abbandoniamo malvolentieri questo tipo di paesaggio quando la strada devia in salita verso ovest, in direzione di Skye.

Pochi chilometri dopo l’ambiente muta nuovamente ed il piatto grigiore a cui avevamo assistito poco prima si trasforma in un cielo coperto di nuvole solo a tratti.

Entriamo in una nuova valle molto poco trafficata dove, pur senza mai averle viste, riconosco le Highlands che immaginavo.

Le montagne non sono molto alte e neppure troppo boschive; chiazze di verde selvatico e di pascolo si alternano con piccole aree arboree e rocce.

Non si vede presenza umana per chilometri se non qualche piccola casa, talmente sperduta da chiedersi se davvero qualcuno possa vivere in modo così isolato alla mercé di ogni minima esigenza, di carattere alimentare o di salute, ma anche di svago, di comunicazione o di mancanza di vicinato.

Poiché siamo in giugno sono convinto che questa sia la migliore situazione di luce, ambientale e meteorologica; al contrario provo ad immaginare questi luoghi in inverno in mezzo alle tempeste di pioggia, vento e neve: un’inquietudine e un senso d’impotenza totali, seppur inseriti in un ambiente bello da togliere il respiro.

Intanto i raggi di sole fanno breccia tra i contorni netti delle nuvole e raggiungono il suolo giocando a “luci e ombre” con i colori della vegetazione, schiarendoli o incupendoli a loro piacimento. 

La strada asfaltata della Glen Moriston continua a salire lentamente, un po’ curvilinea, seguendo il profilo delle montagne e costeggiando il fiume Moriston che contribuisce ad alimentare le acque del Loch Ness.

Poco più avanti ci avviciniamo ad una diga; spero che al di là ci sia un lago che, se possibile, abbellisca ulteriormente l’ambiente.

Le mie aspettative non vengono deluse e appena oltrepassiamo lo sbarramento vediamo un bacino lungo una decina di chilometri e largo circa uno.

Giustamente in quasi ogni valle delle Highlands c’è un Loch e anche se questo, il Loch Cluanie, è di origine artificiale, impreziosisce il panorama.

Proseguiamo con l’auto fin quando troviamo la possibilità di parcheggiare.

Ora il paesaggio è veramente completo, oltre a tutto ciò che avevamo già visto, qui si aggiungono anche il blu del lago ed il giallo delle ginestre fiorite che ci stanno accompagnando lungo tutto il viaggio.

Sono soddisfatto: constatare di persona  che le Highlands scozzesi sono proprio quanto mi ero immaginato e poi ancora di più, lascia dentro di me un senso di compiuto, una soddisfazione tolta, un percorso completato, o almeno uno dei tanti …J