martedì 3 ottobre 2017

Il Grand Canyon West - Eagle Point



# 32

Riprendiamo la strada che sale lentamente, ma soprattutto vediamo che attorno a noi non c’è nulla tranne l’ambiente del deserto; i rari cartelli che troviamo ci confermano di volta in volta l’esattezza della direzione.
La cosa poi si fa quasi inquietante quando, ad un certo punto, la strada cessa di essere asfaltata trasformandosi in un largo e polveroso tracciato.
Non sappiamo dove siamo, ma siamo fiduciosi vedendo che davanti a noi alcune auto procedono nella nostra direzione.
Incrociamo anche dei “Caterpillar” adibiti alla movimentazione del suolo e capiamo che la strada per raggiungere la destinazione è ancora in fase di perfezionamento.
Dopo qualche chilometro finalmente torna il manto asfaltato e poco più in là un cippo ci indica che stiamo entrando nella Nazione degli indiani Hualapai e siamo al Grand Canyon West, buon segno: ora siamo davvero vicinissimi alla meta.




Non sappiamo ancora cosa ci attende, ma intanto notiamo che la strada diventa pianeggiante e in lontananza scorgiamo dei vuoti nella visuale che ci inducono a pensare che lì ci sia davvero il Grand Canyon.
Siamo elettrizzati mentre raggiungiamo un parcheggio, attorno al quale vediamo una pista aeroportuale ed elicotteri a terra.
La strada termina qui, abbiamo davanti a noi parecchio tempo per cui incominciamo ad organizzare i prossimi movimenti.
Ogni accesso ulteriore è sbarrato o non consentito, di conseguenza entriamo nel Visitor Center, cerchiamo di riordinare un po’ le idee e acquistiamo i biglietti per l’entrata.
Al banco vediamo solo Nativi Americani, di conseguenza immaginiamo che il tutto sia gestito da loro, del resto siamo nel loro territorio.
All’uscita, pochi minuti dopo, ci attende un pullman che carica i turisti, poi percorre un paio di chilometri durante i quali tutte le persone cercano di guardare fuori dai finestrini perché si intravede il Canyon, sempre più vicino.
Ad un certo punto l’autista ferma il mezzo e ci dà la possibilità di scendere.
Nel frattempo abbiamo compreso che i mezzi sono molti e compiono un percorso circolare e continuo; in conseguenza a ciò, è possibile fermarsi nella località tutto il tempo che si desidera e riprendere successivamente il percorso.
Eccoci arrivati a “Eagle Point”, percorriamo pochi passi e finalmente possiamo affacciarci sul Grand Canyon del Colorado realizzando un sogno che desideravamo da molto tempo.
Qui il suolo è costituito da terriccio rossastro e rocce pianeggianti che prendono il sopravvento mentre ci si avvicina al bordo.
In qualche punto alcune funi delimitano la zona da non oltrepassare, ma in altri non c’è nessuna protezione: solo la paura di cadere ti fa avanzare con estrema cautela nelle vicinanze dello strapiombo.
Insieme a noi, decine di persone si accostano al ciglio con prudenza perché, nonostante le vertigini, più ti avvicini al limite, maggiore è la visione della spaccatura del Grand Canyon e l’angolo di visuale dell’ambiente sottostante.
Da qui si gode di una vista unica, sia in larghezza che in profondità.










La natura ha fatto davvero le cose in grande: le rocce sono colorate a strati e il profilo irregolare del Canyon esaltano uno scenario che ha dell’incredibile.
La fenditura su cui ci si affaccia Eagle Point è una fra le tante appena laterale rispetto al percorso del fiume Colorado che si può vedere a poco più di un chilometro di distanza.
Esattamente sotto la nostra verticale invece, siamo a circa 1450 metri di altezza, ci sono una paio di centinaia di metri in caduta libera, poi il burrone degrada con una pendenza ripidissima fino al fiume Colorado che si trova circa 1200 metri più in basso.
L’altra sponda del Canyon è situata a 4 o 5 chilometri da qui facendo risaltare il paesaggio e tutta la potenza del fiume che nel tempo si è scavato così profondamente il suo letto.
In fianco a noi sorge il Grand Canyon Skywalk.