lunedì 6 giugno 2016

La visita alla Hoover Dam - 2



# 28

…Da qui si vede il fiume Colorado le cui acque blu scorrono in fondo fra le pareti del Black Canyon, quindi mi affaccio meglio e noto che i circa 200 metri di altezza, che mi separano dal fiume, fanno un po’ meno paura di quanto immaginassi a causa delle pareti non proprio verticali della diga e poi anche perché le mie mani sono ben salde sul parapetto; lo spettacolo ad ogni modo è da mozzafiato.
Sul fondo della diga si vedono gli edifici della centrale elettrica che sorgono uno per ciascuna sponda ed il turbinio del fiume lascia intuire quanta acqua stia facendo funzionare i giganteschi generatori elettrici.
Mi vengono un po’ di vertigini  quando sposto gli occhi dal fondo del canyon verso l’alto: due cantieri edili, situati su ciascuno dei due semiarchi in costruzione e trattenuti alle pareti di roccia con degli stralli provvisori, sono prossimi a congiungere le due sezioni.
Questo sarà l’arco portante che sorreggerà la futura autostrada, (il bypass) i cui estremi sono già visibili a bordo canyon e che transiterà a 270 metri sopra il fiume.
Disposti ad una distanza di circa 300 metri dalla mia posizione e 50 più in alto sono uno spettacolo nello spettacolo.








Quando il ponte autostradale sarà aperto (ottobre 2010) il traffico sarà agevolato e si ridurrà anche il rischio di attentati sulla diga, fermo restando la possibilità di visitarla.
Mentre torniamo sul versante est, dove abbiamo parcheggiato l’auto, quello che si trova in Arizona, camminiamo su un altro ponte che sovrasta un manufatto che appartiene anch’esso alla costruzione della Hoover Dam: lo sfioratore (spillway).
Collocato a qualche metro sotto l’altezza massima della diga, quest’opera (un secondo sfioratore gemello si trova sul versante situato in Nevada) ha lo scopo di non far tracimare l’acqua dalla chiusa stessa nell’ipotesi che il livello del lago fosse troppo alto.
Ciò avviene intercettando l’eventuale eccedenza per confluirla in un canale costruito a “V” che la convoglia qui sotto, dove un gigantesco tunnel di una quindicina di metri di diametro ed estremamente ripido, la scarica ai piedi della diga.
Visto dalla strada, il foro è qualcosa che incute timore, una specie di scivolo gigante, estremo e buio che t’inghiotte nelle viscere della montagna, a maggior ragione se lo si confronta con le dimensioni delle auto che transitano sul ponte sovrastante.







Con un pizzico di fantasia non è difficile immaginarlo pieno di acqua che s’incanala qui dentro, con una pendenza iniziale quasi verticale ed una forza inaudita.
Fortunatamente questa circostanza si è verificata solo due volte: una nel 1941, in occasione di un test e una nel 1983 a causa di inondazioni.
Pur avendo funzionato a dovere fin dall’inizio, gli sfioratori sono stati leggermente modificati, lisciando a specchio il cemento, per evitare i danni dovuti all’abrasione e soprattutto i fenomeni di cavitazione, cioè la formazione di bolle di vapore che implodono con forza esplosiva e che possono danneggiare i materiali attigui.
Sono stati introdotti anche dispositivi che rallentano e riducono la portata dell’acqua.
Per avere un’idea delle forze in gioco, basti pensare che l’acqua percorre il tunnel dello sfioratore ad una velocità che può raggiungere le 120 miglia/ora (circa 190 km/h) con un flusso massimo di 5.700 metri cubi /s, cioè più di tre volte la portata media del fiume Po alla foce.
Numeri esagerati, ma degni di un’opera incredibile per genio, tecnologia e bellezza che richiama oltre un milione di visitatori all’anno più quelli in transito.