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Stabilito che per ora dedicheremo la visita di Las Vegas in orario serale, resta da decidere la meta odierna fra le tante possibili.
Incominciamo dalle vicinanze: ad una cinquantina di chilometri da qui c’è la Hoover Dam, la prima diga che ha sbarrato il fiume Colorado.
Già nella seconda metà dell’800 il fiume Colorado con le sue piene causava notevoli danni alle popolazioni che abitavano attorno al suo letto e il controllo del flusso idrico avrebbe risolto il problema.
Solo dopo il 1920 la tecnologia, seppur rudimentale rispetto a quella odierna, permise lo studio per un progetto di sbarramento e di regolazione del flusso fluviale.
Lo scopo della costruzione di una diga era molteplice: prima di tutto sarebbe sì servita al controllo delle piene, ma anche all’irrigazione dei campi, alla navigazione per il trasporto delle merci; poi avrebbe avuto funzione di riserva idrica e di fonte di energia.
Inizialmente venne scelto un luogo più a monte dell’attuale, ma gli studi geologici dell’epoca evidenziarono che il posto si trovava nelle vicinanze di una faglia.
Venne identificato un sito più a valle, in territorio più sicuro, con il duplice vantaggio di ottenere anche un bacino idrico più capiente.
Tuttavia i problemi non erano solo di natura geologica o tecnologica, ma anche politici perché il Colorado segnava il confine tra Nevada e Arizona, però nell’orbita di interesse di questo fiume gravitavano anche i vicini stati della California, Utah con ripercussioni fino al New Messico, Colorado e Wyoming.
Il governo federale nominò un mediatore che aveva il compito di trovare una soluzione che mettesse d’accordo tutti gli interessi e a questo scopo scelse Herbert Hoover, che nel 1922 era segretario al commercio.
Quando fu trovato un compromesso iniziarono i lavori di progettazione.
In fase di progetto si cercò di contenere il più possibile i costi di esecuzione, ma successivamente prevalse l’idea che, trattandosi di un’opera faraonica, non sarebbe stato il caso di risparmiare sulla sicurezza.
Nel 1928, prima dell’inizio della costruzione della diga, avvenne il crollo della diga St. Francis, nelle vicinanze di Los Angeles, che causò centinaia di morti e danni astronomici.
Anche per questa ragione il progetto fu rivisto, vennero introdotte misure di sicurezza aggiuntive e ridondanze sull’affidabilità dell’opera.
I costi maggiorati furono legittimati anche dal fatto che si trattava di un’opera unica al mondo, la prima di quel tipo e quindi l’orgoglio di lasciare ai posteri una realizzazione così monumentale, praticamente indistruttibile, ebbe anch’esso il proprio peso.
Nel 1931 iniziarono i lavori veri e propri, ma già un po’ prima, migliaia di persone, soprattutto disoccupati rimasti senza lavoro dopo la crisi economica del 1929, si trasferirono attorno al sito di costruzione.
La località più grande nel circondario era Las Vegas che in quel periodo contava 5.000 abitanti; posta ad una cinquantina di chilometri in mezzo al deserto era tutt’altro che vicina e facilmente raggiungibile.
La località più grande nel circondario era Las Vegas che in quel periodo contava 5.000 abitanti; posta ad una cinquantina di chilometri in mezzo al deserto era tutt’altro che vicina e facilmente raggiungibile.
Anche il luogo dove sarebbe stata realizzata la diga, nel Black Canyon, non era per niente ospitale: strette pareti di roccia alte più di 200 metri non rendevano facile la movimentazione degli uomini, dei mezzi e dei materiali, per cui furono improvvisate tendopoli, alcune neppure autorizzate.
La costruzione dal nulla di una città che servisse da campo base e alloggi era stata contrattualizzata e pianificata tra governo federale e società committente, ma poiché i lavori della diga incominciarono un po’ prima del previsto, una parte delle maestranze, spesso con le relative famiglie, sopravvissero in qualche modo in attesa che il villaggio ufficiale, Boulder City, fosse concluso.