martedì 16 febbraio 2016

Las Vegas - Valutazioni



# 23

Nel post precedente ho raccontato brevemente la storia di Las Vegas, ora invece desidero esporre delle valutazioni oggettive, ma anche di carattere personale, maturate durante e dopo il mio soggiorno.
Eccoci finalmente a Las Vegas; finalmente perché il viaggio da Hollywood a qui non è stato brevissimo, (450 chilometri) finalmente perché l’attraversamento del deserto del Mojave, pur compiuto in autostrada, è stata un’esperienza nuova che ci aveva un po’ impressionati e finalmente perché questa città è uno dei luoghi che avremmo gradito visitare durante questa vacanza californiana.
Beh, in realtà, geograficamente parlando, Las Vegas si trova in Nevada e questa cosa mi fa già sorridere pensando che il Nevada deve il suo nome alla Sierra Nevada (la catena montuosa solitamente innevata situata nel nord-ovest di questo Stato), mentre qui ci troviamo nel bel mezzo di un torrido deserto.
Un apparente controsenso ulteriormente evidenziato dal fatto che Las Vegas è traducibile con “I Prati o terreno fertile coltivabile” eppure, proprio come in una piccola oasi, qui esistevano dei prati e del verde in generale, tenuti in vita dalle acque di falda che affioravano in questa zona.
Certo che quello che appare agli occhi di noi turisti che stiamo giungendo qui per la prima volta, non ha nulla a che vedere con i prati.
Chi dice che Las Vegas si ama o si odia, ma non lascia indifferenti, ha ragione.
A prima vista tutto sembra estremo, assurdo, eccessivo, contraddittorio, strano, inusuale, talvolta anche kitsch; però se cose che potessero sembrare di cattivo gusto, come per esempio un’accozzaglia di stili architettonici non originali che convivono, sono copiati, estremizzati, curati nei minimi particolari senza badare al risparmio, ma puntano alla spettacolarità e alla bellezza di ciò che il visitatore vede, allora persino il kitsch diventa un pregio, o comunque la caratterizzazione di qualcosa e in questo caso si rivela una fra le molte peculiarità della città stessa.
Esemplificando, se io fossi in grado di scolpire la Pietà di Michelangelo uguale in tutto e per tutto all’originale, certamente non avrebbe il valore artistico dell’opera esposta in Vaticano, tuttavia, in mostra a dovere, farebbe sicuramente una bella figura.
Secondo me Las Vegas è un po’ questo, i detrattori la accusano di non avere talenti originali e gli estimatori sostengono che proprio l’insieme di una miriade di situazioni di questo tipo determinano la caratteristica e l’originalità del luogo stesso, senza contare la spettacolarità indiscutibile dell’illuminazione, delle scenografie, delle attrazioni o delle sale da gioco.
Personalmente io appartengo alla categoria degli estimatori, sicuramente più numerosa, diversamente non si spiegherebbero le decine di milioni di turisti all’anno che l’affollano.
Talvolta chi non l’apprezza, lo fa per motivi culturali (ad esempio pensando in senso dispregiativo: ”E’ la classica americanata”) o per motivi pseudo-perbenistici o religiosi (è difficile cancellare del tutto la vecchia immagine di “Città del Peccato”) eppure tutti siamo convinti che negli ultimi decenni la nostra Società è molto cambiata: usi, costumi e comportamenti umani hanno subìto trasformazioni profonde, arrivando a tollerare o normalizzare cose che pochi decenni fa erano tabù.
Meglio o peggio? Non voglio giudicare, ma mi limito ad osservare la realtà.
Pensate ad esempio alle sexy commediole cinematografiche che si vedevano in Italia negli anni ’70, o al linguaggio pulito, senza alcuna parolaccia, che era usato in televisione.
Allora, in TV quei filmetti non potevano essere trasmessi perchè la censura li bloccava, ma oggi non è più così e nessuno si scandalizza; al limite vanno in onda in fascia oraria protetta.
Al cinema c’è di tutto, in televisione si dice qualsiasi cosa con linguaggio anche molto colorito e su internet ancora di più.
Las Vegas, negli anni, ha mantenuto il suo modo di essere, addirittura ha cercato di ripulire un po’ la propria immagine.
Probabilmente decenni fa era troppo in anticipo rispetto a quei tempi e forse anche questo è fra i motivi del suo successo: ad uno sviluppo sociale e di costume, non proprio ineccepibili, è seguita una normalizzazione avvenuta con l’evoluzione della società e con la mediazione della propria identità.
Sono convinto che, nonostante eventuali e più o meno giustificati biasimi, Las Vegas abbia il merito di non avere peccato di ipocrisia.